Il prefetto Russo al comitato per l’ordine e la sicurezza ha esposto le conclusioni della relazione tratte dalla commissione del Viminale.
Bari – Mancano ancora pochi passaggi e poi si saprà se l’amministrazione comunale della città pugliese verrà sciolta per infiltrazioni mafiose o meno, oppure se saranno commissariate solo uno o più aziende municipali o se la vicenda sarà semplicemente archiviata. La vicenda era iniziata a fine marzo con l’inchiesta “Codice interno” condotta dalla direzione distrettuale antimafia, che il 26 febbraio scorso aveva portato all’arresto di 130 persone accusate di vari reati e, tra loro, di esponenti politici. Oggi si è compiuto nella prefettura di Bari l’ultimo atto prima della decisione. Il prefetto Francesco Russo, nel corso del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha esposto la propria relazione sulla base delle conclusioni tratte dalla commissione d’accesso del Viminale, che da marzo a settembre ha lavorato per verificare l’esistenza di possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione.
Il Viminale ha deciso di inviare la commissione su impulso dei parlamentari di centrodestra, dopo gli
arresti del 26 febbraio scorso, epilogo dell’inchiesta Codice interno che ha disvelato un presunto sistema di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni comunali del 2019. Al comitato era presente anche il procuratore di Bari, Roberto Rossi, che è stato ascoltato anche se il suo parere, ai fini della relazione, non è vincolante. Rossi non ha risposto alle domande dei giornalisti presenti all’esterno della prefettura (“questa è una fase riservata, direi addirittura segreta, dal punto di vista amministrativo”, le sue parole), ma in più occasioni, in passato, ha ribadito pubblicamente il ruolo svolto dall’amministrazione comunale di Bari nel contrasto ai clan mafiosi.
Nessun altro dei partecipanti al comitato, a partire dal prefetto, ha rilasciato dichiarazioni sul contenuto
o sul semplice svolgimento del comitato. E il silenzio della prefettura sull’argomento ha spinto l’Ordine dei giornalisti e l’Assostampa Puglia a parlare di “grave pregiudizio del diritto-dovere di informazione”, perché “privare i giornalisti di una fonte fondamentale quale può essere una conferenza stampa è una gravissima violazione del diritto di cronaca che impedisce di informare correttamente i cittadini di quanto accade”.
La relazione di Russo, ora, verrà inviata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ed è in questa fase che si
deciderà effettivamente il destino dell’amministrazione comunale di Bari. Il ministro, infatti, ha tre mesi di tempo per decidere se archiviare la pratica o se sottoporre la proposta di scioglimento al Consiglio dei ministri, che delibererà nel merito. Lo scioglimento è poi disposto con decreto dal presidente della Repubblica, ma è appellabile al Tar. Il Viminale quando aveva deciso di inviare la commissione aveva precisato “che l’accesso ispettivo, disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge, a Bari come in altri diversi enti locali per analoghe circostanze, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune bensì ad un’approfondita verifica dell’attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione”.