Tra fine 2003 e febbraio 2024 gli inattivi della fascia d’età 18-24 anni hanno raggiunto la percentuale del 35%, la più elevata dal ’92.
Roma – Se i giovani italiani piangono, quelli inglesi non ridono! Si tratta di un adattamento di una citazione tratta dalla tragedia “Aristodemo” di Vincenzo Monti, scrittore e drammaturgo italiano, vissuto tra seconda metà del 18° secolo e il primo trentennio del 19°. La frase…incriminata era: “Se Messenia piange, Sparta non ride”. Per la cronaca è da ricordare che la Messenia era una regione storica dell’antica Grecia, situata nel Peloponneso sud-occidentale. Il motto citato sta ad indicare che malgrado le storiche differenze e i lunghi contrasti, qualora una delle due si trovi in una situazione complicata, l’altra non ha vita più facile. Vale a dire che alla fine “ogni mondo è Paese”, tanto per citare un altro proverbio in maniera meno aulica del precedente. Tutto questo excursus per evidenziare che i giovani inglesi, tra la pandemia e gli effetti della Brexit (l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea) stanno vivendo una fase economica molto difficile.
In precedenza era stato l’elevato tasso di disoccupazione a caratterizzare il mercato del lavoro britannico. Basti ricordare la situazione posteriore alla crisi finanziaria del 2008, il cui fattore scatenante fu il sistema dei mutui di bassa qualità, i cosiddetti mutui subprime, ossia che venivano “regalati” a chiunque li richiedesse, senza coperture e garanzie che potessero controbilanciare il prestito. Tra la fine del 2003 e febbraio 2024 gli inattivi della fascia d’età 18-24 anni hanno raggiunto la percentuale del 35%, risultata la più elevata dal 1992, anno in cui siè iniziato a rilevare questi dati. Degli 872 mila giovani che compongono questa galassia quasi ¼ è vittima di malattie a lungo termine, pari al 28% in più rispetto a due anni fa. La particolarità di questo stato di salute riguarda disturbi che sono riferiti alla sfera mentale. Inoltre, l’11% ha a che fare con i complessi disturbi dell’apprendimento e dell’autismo.
Questo dato è confermato dalla crescita di sussidi erogati ai giovani per motivi di salute mentale. I casi più diffusi, oltre allo spettro autistico, riguardano l’ansia e la depressione. Un’altra peculiarità rilevata è la carenza di studi d’istruzione superiore. Un aspetto che incide non poco sulle già basse prospettive economiche di gruppi sociali falcidiati dalla crisi e con un mercato del lavoro sempre più esigente, in quanto richiede conoscenze elevate. Le offerte di lavoro sembrano orientate più verso la ricerca di studi terziari che di personale in possesso solo di diploma. In questo contesto dovrebbero essere favorite le donne, che, come accade in alti Paesi europei, concludono prima dei maschi gli studi e, anche, con voti più alti. Il governo laburista in carica è molto preoccupato del fenomeno e sta pensando di proporre incentivi per incoraggiare i giovani a frequentare corsi di aggiornamento. Rispetto al 2019, quindi data antecedente alla pandemia, gli inattivi in età da lavoro, oggi, sono in numero maggiore.
La questione se non risolta o, quantomeno, alleggerita, potrebbe innescare fenomeni di esplosione sociale. Inoltre se ci sono meno lavoratori, il prelievo fiscale sarà forzatamente inferiore, a tutto svantaggio del finanziamento per servizi sanitari e di assistenza sociale. I numeri cominciano ad essere eclatanti, tanto che l’anno scorso la spesa per sussidi statali e assistenziali è stata pari a 96,7 miliardi di euro. Un rimedio è urgente e andrebbe effettuato nell’immediato, anche perché così non si può andare avanti. E nè consola in questo caso il detto: “Mal comune, mezzo gaudio”, perché sarebbe più opportuno condividere con altri gioia ed allegria che le avversità!