Flavia Mello Agonigi, scomparsa da Pontedera il 12 ottobre, è stata ritrovata cadavere nella cantina di Kristian Emanuele Nannetti. Il meccanico ammette l’omicidio ma sostiene di essersi difeso.
CASCIANA TERME LARI (Pisa) – L’ha ammazzata a coltellate perché gli avrebbe chiesto più soldi per la sua prestazione sessuale. L’uomo si sarebbe difeso dall’aggressione violenta della vittima ma gli inquirenti l’hanno arrestato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. E’ finita in una vecchia cisterna l’esistenza di Flavia Mello Agonigi, 54 anni, cittadina italiana di origini brasiliane e residente a Pontedera, in provincia di Pisa, sparita da casa lo scorso 12 ottobre e ritrovata cadavere dodici giorni dopo a Sant’Ermo, frazione di Casciana Terme Lari, sempre nel Pisano. Ritrovata anche la sua Opel Mokka parcheggiata poco distante dal fabbricato dove è stata rinvenuta la salma.
Ad ucciderla è stato un suo conoscente, Kristian Emanuele Nannetti, 34 anni, meccanico disoccupato del luogo, che ha ammesso le proprie responsabilità assistito dal proprio difensore avvocato Massimiliano Calderani. In buona sostanza il reo confesso si sarebbe incontrato con la vittima, come già avrebbe fatto una prima volta, per consumare un rapporto sessuale in quella casa vetusta, senza luce né mobili, dove viveva da un mese. Subito dopo l’amplesso la donna avrebbe preteso 150 euro come compenso mentre Nannetti avrebbe voluto dargliene solo 50 come, a suo dire, era stato pattuito. La maggiore somma sarebbe stata giustificata dalla donna per avere allungato il percorso poiché proveniva da Chiesina Uzzanese dove aveva trascorso parte della serata nella nota discoteca Don Carlos assieme ad un’amica.
Da quel momento di Flavia si perdono le tracce e il marito, Emanuele Agonigi, non vedendola tornare a casa ne aveva denunciato la scomparsa. La donna, alla guida della sua Opel Mokka, dopo l’1.30 di notte, oltrepassava la frazione di Santo Pietro Belvedere, nel Comune di Capannoli, dove una telecamera di videosorveglianza stradale inquadrava la targa della vettura. Anche il telefonino della vittima agganciava, per l’ultima volta, la cella di un ripetitore poco distante. Poi più nulla, la donna sembrava essersi dileguata come un fantasma. L’auto, invece, si dirigerà nell’antico borgo di Sant’Ermo, esattamente sotto casa del meccanico che nella notte fra l’11 e il 12 ottobre scorsi, previ accordi, attendeva la donna per un incontro intimo dietro compenso, cosi come i due si erano messi d’accordo per telefono. La vittima, che pare si facesse chiamare anche Gaia, subito dopo il rapporto avrebbe iniziato a litigare con il meccanico:
” Mi ha afferrato per il collo, mi sono sentito soffocare – ha raccontato Nannetti al Gip di Pisa durante l’interrogatorio – per difendermi ho afferrato una bottiglia dell’acqua e l’ho colpita alla testa. Lei però ha continuato ad aggredirmi afferrandomi nuovamente per il collo…”.
A questo punto, riferisce l’indagato per bocca del suo legale, Nannetti avrebbe allungato la mano destra per cercare qualcosa con cui liberarsi dalla morsa e nel buio avrebbe afferrato un coltello poggiato sul tavolo della cucina con il quale avrebbe colpito la donna con quattro fendenti, fra spalla e addome, rivelatisi mortali. L’uomo, resosi conto che Flavia Mello era morta, preso dalla paura, aveva avvolto la salma in un telo per poi riporlo in un sacco di iuta nascondendo il pesante involucro nella cisterna della cantina. Grazie a Google Maps e alle sue indicazioni contenute nei due telefonini della vittima (che l’indagato non era riuscito a trovare) gli agenti della Squadra Mobile pisana, coordinati dal Pm Giovanni Porpora e dal procuratore capo Teresa Angela Camelio, riuscivano a localizzare l’Opel Mokka parcheggiata in piazzetta della Chiesa, vicino l’abitazione di Nannetti. Qui i poliziotti facevano il macabro rinvenimento della salma e poi salivano in casa del meccanico che veniva tratto in arresto.
L’uomo confessava il delitto dando anche indicazioni per il rinvenimento del coltello. L’autopsia dunque assumerà un’importanza cruciale nel procedimento penale a carico dell’indagato per constatare se ha detto o meno la verità. In base alla ricostruzione dell’odierno indagato, al momento detenuto, il difensore potrebbe chiedere la riqualificazione del reato maggiore ovvero da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa o, in subordine, in omicidio preterintenzionale: “E’ sconvolto – dice l’avvocato Calderani – e consapevole della gravità di quello che è successo e del suo gesto…Dopo il delitto è rimasto chiuso in casa per giorni”.