Parco agrivoltaico a Mortara: tutti i dubbi del WWF Lodigiano Pavese

“Installare a terra pannelli fotovoltaici significa dire addio alla fertilità di quei suoli. Inoltre l’impianto avrà un notevole impatto paesaggistico”.

Mortara – Come WWF Lodigiano Pavese, siamo assolutamente favorevoli a un cambio di passo nella produzione di potenza elettrica incrementando quella da fonti rinnovabili. La transizione energetica è un’urgenza non rimandabile, ma siamo anche preoccupati per la proposta del parco agrivoltaico a Mortara, con pannelli solari su terreni agricoli, nella zona verso Remondò.

Non ci convince l’assicurazione che, sotto i pannelli, sarà possibile coltivare soia e legumi, che richiedono mezzi agricoli di notevoli dimensioni impossibili da usare in queste condizioni. Inoltre, l’ombra proiettata al suolo dai pannelli sarà causa di ritardo nella crescita delle piante e nella maturazione del raccolto.

Per immettere l’energia elettrica generata dall’impianto nella rete nazionale, sarà necessario costruire una nuova linea che attraverserebbe parte della Lomellina, con notevole impatto paesaggistico. Non dimentichiamo che sarà necessario costruire edifici per gli impianti di controllo, trasformazione e gestione dell’energia prodotta, con conseguente consumo di suolo agricolo.

Già oggi, anche a causa della forsennata cementificazione, siamo costretti a importare molte delle materie prime necessarie per la nostra sopravvivenza. Consumare suolo significa dipendere ancora di più da altre nazioni per poterci nutrire, significa perdere un altro pezzo della nostra sovranità alimentare.

In Lombardia l’autoproduzione alimentare copre solo il 74,1% del fabbisogno calorico. Per supplire alla carenza di cibo, dobbiamo ricorrere alle importazioni, con un effetto negativo sulla bilancia dei pagamenti e con la perdita di sovranità alimentare sia per noi che per i paesi che ci vendono il cibo, spesso sottraendolo ai loro connazionali.

Installare a terra pannelli fotovoltaici significa dire addio alla fertilità di quei suoli. Anche se un domani quegli impianti venissero tolti, ci vorrebbero decenni affinché si ripristini la sostanza organica che rende un terreno adatto all’agricoltura.

Il suolo non si limita a fornirci il nostro pane quotidiano, è anche il più importante serbatoio di biodiversità del pianeta e il più grande deposito di carbonio fondamentale per la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici.

Ci sarà un notevole impatto paesaggistico, poiché l’impianto fotovoltaico sarà a fianco della storica Abbazia di Sant’Albino del VII secolo, luogo di pellegrinaggio, e sarà attraversato dalla Via Francigena in direzione di Remondò. Anche a livello ambientale, l’area in direzione della cascina Borghesa sarà soggetta a protezione ambientale, per la presenza di un cariceto — una pianta palustre importantissima per la fitodepurazione — e di altre zone di pregevole valore naturalistico.

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