Piantedosi al Consiglio d’Europa, razzismo? “I nostri poliziotti apprezzati nel mondo”

Il ministro dell’Interno replica al rapporto Ecri: “Incredibili simili affermazioni da organizzazione che dovrebbe tutelare i diritti umani”.

Roma – Dura reazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alle accuse di razzismo mosse dal Consiglio d’Europa nei confronti dei poliziotti italiani. “Le nostre forze di polizia sono apprezzate in Italia e nel mondo quali baluardi della democrazia, della difesa dei più deboli e della vicinanza ai problemi quotidiani dei cittadini. Questa è la linea”, ha detto il ministro in un’intervista al Corriere della Sera, replicando al rapporto dell’Ecri. “È incredibile che una organizzazione internazionale che dovrebbe tutelare i diritti umani, promuovere l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa possa fare simili affermazioni, del tutto destituite di fondamento”, ha aggiunto Piantedosi. 

Dalla replica al rapporto dell’Ecri, che ha suscitato “stupore” nel Capo dello Stato Sergio Mattarella, il ministro ha affrontato la questione dei rimpatri che “stanno già progressivamente aumentando”. “Nella maggior parte dei casi riguardano persone che si sono contraddistinte anche per atteggiamenti pericolosi”, ha sottolineato, specificando che “rafforzare il sistema dei rimpatri è un obiettivo che ci viene assegnato dall’Europa, oltre che una forte aspettativa dei cittadini”. Il titolare del Viminale si è espresso anche sul decreto sui rimpatri: “La scelta di individuare per legge l’elenco si inquadra nell’ambito del rafforzamento del sistema dei rimpatri, proprio per completare l’azione proficua che stiamo svolgendo per contrastare le partenze irregolari”.

Un elenco che “non si fonda su elementi opinabili ma su precisi parametri nonché su informazioni acquisite da organizzazioni internazionali”. Poi ha aggiunto: “Per ciò che riguarda gli ingressi regolari, che condivido essere altra cosa, questo governo ha adottato provvedimenti concreti come mai nessuno in precedenza, programmando l’arrivo di 452.000 lavoratori in tre anni”. E ancora, nell’intervista al Corriere il ministro dell’Interno va al sodo sulla polemica che tiene banco in questi giorni sui nuovi centri per migranti in Albania. “Le nuove regole europee richiedono all’Italia di organizzarsi per l’accoglienza e il trattenimento di diverse migliaia di persone. Rinunciare all’opportunità di 880 posti che, in prospettiva, potranno offrire i centri in Albania sarebbe stato illogico. Quando il sistema andrà a pieno regime, la conseguente deterrenza sulle partenze irregolari determinerà un significativo risparmio sugli attuali costi dell’accoglienza”, ha detto Piantedosi.

E infine, la “nuova regolamentazione, che potrebbe entrare in vigore prima del giugno 2026, renderà obbligatorie le procedure accelerate alla frontiera e prevederà criteri molto più diretti di qualificazione dei ‘Paesi sicuri’ legandoli al numero di domande di asilo accolte in tutta l’Unione europea”, spiega. Secondo Piantedosi, l’entrata in vigore di queste regole “rafforzerà sicuramente la nostra capacità di contrastare il traffico di esseri umani senza limitare in alcun modo il diritto d’asilo”. Il ministro ha poi ribadito che le politiche del governo “ad oggi hanno permesso di ridurre del 61% gli sbarchi rispetto al 2023 e del 29% rispetto al 2022”.

La questione dei migranti in Albania

Ieri il duro botta e risposta tra il Consiglio d’Europa e Giorgia Meloni. L’organo anti-razzismo e intolleranza dell’organismo europeo ha puntato il dito contro la polizia in Italia. “Ci sono numerosi resoconti di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira in particolar modo i Rom e le persone di origine africana“, aveva denunciato l’Ecri nel suo ultimo rapporto pubblicato ieri. Immediata la reazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha chiesto rispetto per “gli uomini e le donne” che indossano la divisa e che “lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti”.

“Il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo e il discorso politico ha assunto toni altamente divisivi e antagonistici prendendo di mira in particolare rifugiati, richiedenti asilo e migranti, così come cittadini italiani con contesto migratorio, Rom e persone Lgbti. L’incitamento all’odio, anche da parte di politici di alto livello, spesso rimane incontrastato”, aveva scritto l’organizzazione in difesa dei diritti umani. “La capacità degli ufficiali di polizia e dei carabinieri di affrontare la violenza motivata dall’odio è ridotta dalla sotto denuncia e dalla mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine da parte di persone appartenenti a gruppi di interesse per l’Ecri”. E ancora, “le narrazioni politiche negative del mainstream hanno creato seri ostacoli all’integrazione e all’inclusione efficaci dei migranti, oltre a mettere a repentaglio le attività delle organizzazioni non governative che forniscono supporto ai migranti”.

Oltre all’ira della premier, ha risposto a tono anche il vicepremier Matteo Salvini: “Sentirsi dire che forze dell’ordine sono razziste ti girano le scatole, siamo sempre con le divise, se a questi signori piacciono i rom e clandestini se li portino a Strasburgo”, ha commentato il leader della Lega. Lo ha seguito a ruota il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha dato istruzioni al rappresentante Permanente d’Italia presso il Consiglio d’Europa, ambasciatore Roberto Martini, di esprimere il “profondo sdegno del governo italiano per il rapporto stilato dal Consiglio d’Europa, nel quale si indicano le forze dell’ordine italiane come responsabili di ‘profilazione razziale’. “Non condivido una parola di ciò che è stato scritto. Non esiste razzismo nelle forze dell’ordine italiane. Dobbiamo rispettare chi serve il Paese, lavorando giorno e notte per la sicurezza di tutti”, ha detto Tajani.

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