Lunedì il ministro Tajani sarà in Israele e Palestina: gli obiettivi del governo e la mediazione con le parti per frenare l’escalation.
Beirut – Detto fatto, la premier è in missione in Libano. Giorgia Meloni è atterrata all’aeroporto internazionale Rafic Hariri, accolta dal presidente del Consiglio della Repubblica libanese Najib Mikati. A Palazzo del Governo, Grand Sérail ha avuto un incontro bilaterale con Mikati. Prima del Libano, per la premier la visita in Giordania: è stata ricevuta da re Abdullah II. “I due leader hanno discusso della situazione in Medio Oriente e degli sforzi comuni per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani in linea con la risoluzione 2735, ribadendo la necessità di un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati”. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi.
La presidente del Consiglio ha incontrato a Beirut i vertici italiani di Unifil, il comandante della Missione bilaterale italiana in Libano, il colonnello Vitulano, e il vicepresidente del Comitato Tecnico-Militare per il Libano, colonnello Cortone: “I miei messaggi sono stati e saranno molto chiari sul ruolo dei nostri militari impegnati sia in Unifil che nella Mibil e nella missione multilaterale”, ha detto Meloni. “Io avrei tanto voluto venire a trovare tutti i militari. Mi rendo conto che non sarebbe stato facile, però sono qui anche per portare la vicinanza, l’attenzione, la solidarietà, la gratitudine dell’Italia per il vostro lavoro”, ha spiegato la premier, pregando i due colonnelli di “trasferire a tutti gli uomini e le donne impegnati la mia vicinanza e la mia solidarietà. Spero di venirli a trovare presto”, ha concluso.
Il viaggio di Meloni precede quello del ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che lunedì 21 ottobre sarà a sua volta in Israele e Palestina. Infine il ministro della Difesa Guido Crosetto, in un’informativa in Parlamento su quanto è accaduto in Libano, a cominciare dagli attacchi dell’esercito israeliano alle postazioni della missione delle Nazioni Unite Unifil, ha anticipato che dopo il G7 della Difesa a Napoli (dal 18 al 20 ottobre) andrà a Beirut e Tel Aviv. Una Napoli blindata per il G7 dei ministri della Difesa che si terrà al Palazzo Reale di piazza del Plebiscito da venerdì 18 a domenica 20 ottobre. C’è la massima allerta, perché in occasione dell’evento che rientra nell’ambito della Presidenza italiana del G7 è stata organizzata una contro-manifestazione per dire no alla guerra. Su richiesta della Questura, il Comune ha previsto un apposito piano traffico, che dispone la chiusura di numerose strade e altri divieti che interesseranno sia il centro storico che il Lungomare.
Il governo italiano, anche in virtù del suo ruolo di presidente di turno del G7, incarico che ricoprirà fino a fine anno, intende promuovere una mediazione con le parti al fine di frenare l’escalation. “La premier – ha spiegato il responsabile della Farnesina – sarà in Giordania e in Libano per parlare con i nostri interlocutori che vivono questo momento drammatico: io farò lo stesso in Israele. Il nostro obiettivo è il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Nel prossimo G7 cooperazione – ha aggiunto Tajani – ci sarà anche una conferenza internazionale tra popolazioni civili colpite dalla guerra per vedere cosa fare di più e meglio per il loro bene”.
Nelle scorse ore Giorgia Meloni ha chiamato Benjamin Netanyahu: toni freddi e poche parole. Ma un messaggio forte e chiaro: al confine tra il sud del Libano e il nord di Israele si registra il quarto “incidente” in quattro giorni tra l’Unifil e le Idf, le forze di difesa israeliane. “Gli attacchi all’Unifil sono inaccettabili, la missione dell’Onu non si ritira e soprattutto va garantita la sicurezza di tutto il personale”.