In manette Gaetano e Giovanni Fontana, giudicati colpevoli di associazione mafiosa. La sentenza per il processo nato dall’inchiesta “Mani in pasta” che nel maggio 2020 portò a 89 arresti.
Palermo – Gaetano e Giovanni Fontana, due esponenti di spicco della famiglia dell’Acquasanta, facente parte del mandamento mafioso della Resuttana, storico quartiere di Palermo, sono stati arrestati all’alba di stamani dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria. I due nella tarda serata di ieri sono stati condannati per mafia nell’ambito del processo d’appello nato dalla maxi operazione “Mani in pasta” contro la cosca dell’Acquasanta, rispettivamente a 11 e 10 anni di reclusione.
I due erano stati indagati nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che, nel 2020, aveva portato alla denuncia di oltre 100 soggetti accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e autoriciclaggio.
Le investigazioni, culminate con l’arresto di 90 indagati, avevano permesso di accertare l’ascesa del clan Fontana, che, approfittando del vuoto di potere nel mandamento di Resuttana, aveva esteso la propria influenza nei territori palermitani dell’Arenella e dell’Acquasanta. Alcuni esponenti si erano trasferiti a Milano, mantenendo però stretti contatti con il territorio siciliano.
Le indagini hanno evidenziato l’opprimente presenza della criminalità organizzata, che esercitava un controllo capillare del territorio, anche sotto il profilo economico. I proventi delle attività criminali, in parte utilizzati per il mantenimento dei familiari dei detenuti, erano stati riciclati in vari settori imprenditoriali e immobiliari, sia in Sicilia che in Lombardia. Per tali motivi, era stato disposto il sequestro del patrimonio illecitamente accumulato.