Pronti i centri per migranti in Albania: l’annuncio di Piantedosi, attivi a giorni

Cinque mesi dopo la data prevista per l’apertura si sono conclusi i lavori per l’allestimento delle strutture tra hotspot, accoglienza e Cpr.

Roma – I centri per migranti in Albania sono pronti e “realisticamente le prime persone verranno accompagnate la prossima settimana”. A dare l’annuncio il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo alla festa del Foglio. “I centri sono analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale, sono di trattenimento leggero. Non c’è filo spinato, c’è assistenza. Tutti possono fare richiesta di protezione internazionale e ottenerla in pochi giorni”, ha aggiunto. E così cinque mesi dopo la data prevista per l’apertura si sono conclusi i lavori per l’allestimento dei centri per migranti che l’Italia vuole aprire in Albania. A febbraio, con la legge di ratifica del protocollo, il governo aveva stanziato 31,2 milioni di euro per la realizzazione delle tre strutture. Ad aprile però la cifra fu aumentata a 65 milioni di euro, con un articolo inserito nella conversione del decreto-legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

l governo aveva detto che i centri sarebbero stati pronti e operativi entro il 20 maggio, una data posticipata più volte a causa di diversi problemi non solo relativi al cantiere. Secondo i piani del governo italiano e di quello albanese, ogni mese verranno portati nei centri migliaia di richiedenti asilo soccorsi in acque internazionali e fatti sbarcare dalle autorità italiane appositamente in Albania, in attesa che la loro domanda di asilo venga esaminata. “Ancora qualche settimana per l’avvio progetto in Albania”, aveva detto la premier Giorgia Meloni durante l’incontro a Roma con il primo ministro inglese Keir Starmer. Sui centri per migranti in Albania, aveva fatto notare: “Stiamo lavorando a questo progetto con estrema serietà, richiederà ancora qualche settimana perché sia perfetto, avrei preferito che iniziasse prima ma abbiamo gli occhi del mondo puntati su questa iniziativa se serve qualche giorno in più non mi dispiace”.

“Il modello che il governo italiano ha immaginato di centri per processare le richieste di asilo sotto giurisdizione italiana ed europea in un Paese straniero non era stato sperimentato, se funziona e io credo funzioni tutti capiscono che c’è una chiave di volta anche per l’elemento di deterrenza ad affidarsi ai criminali”, ha proseguito la premier aggiungendo: “Mi pare di avere ampiamente spiegato che la giurisdizione è italiana ed europeaO si ritiene che la nostra giurisdizione viola i diritti umani dei migranti o questa accusa non trova fondamento“.

Le strutture principali sono tre. La prima è un hotspot, ossia un centro per lo sbarco e l’identificazione dei migranti. Si trova a Shengjin, una città di mare circa un’ora di macchina a nord della capitale Tirana. Quella che necessitava di più lavori è invece a Gjader, nell’entroterra rurale del paese, dove sono stati costruiti un centro di prima accoglienza per i migranti che chiederanno asilo, da 880 posti, e un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) da 144 posti. C’è anche un carcere, organizzato per ospitare un massimo di 20 detenuti, nel caso in cui qualche migrante dovesse essere messo in custodia cautelare mentre è trattenuto nei centri. Tutte e tre le strutture sono state costruite e saranno gestite dalle autorità italiane: l’Albania non ha sostenuto alcun costo per il progetto.

Ma come funzionano i centri? I migranti considerati più vulnerabili, come donne e bambini, devono essere portati in Italia, mentre gli altri vengono mandati all’hotspot nel porto albanese settentrionale di Shengjin. Una volta registrati lì, saranno trasferiti nel Cpr costruito in una vicina ex base militare a Gjader, mentre aspettano che le loro richieste vengano esaminate. Circa 10 giudici italiani supervisioneranno le udienze con i richiedenti asilo in Albania. A Gjader, i migranti saranno ospitati in edifici prefabbricati di circa 12 metri quadrati, circondati da alte mura e sorvegliati dalla polizia. Più di 300 soldati, medici e giudici italiani sono coinvolti nell’operazione, ha affermato l’ambasciatore italiano a Tirana.

Secondo la relazione tecnica, la costruzione dei centri di Shengjin e Gjader dovrebbe costare poco meno di 50 milioni di euro, di cui 20 milioni per i due CPR e 3 milioni per l’hotspot. A questi vanno aggiunti più di 8 milioni di euro per allacciare le strutture alle reti idriche, elettriche e fognarie, e oltre un milione di euro per realizzare 22 aule per le udienze in via telematica.

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