Figura di spicco del traffico di droga a Milano, il boss è stato freddato a Buccinasco in pieno giorno. A processo soltanto il presunto basista del commando.
Milano – Un boss malato terminale assassinato in pieno giorno mentre passeggia in bicicletta a Buccinasco, comune a sud di Milano. E’ l’11 ottobre 2021: Paolo Salvaggio detto “Dum Dum”, libero dopo aver scontato lunghe condanne per narcotraffico, alle 10 del mattino viene affiancato da uno scooter con due uomini a bordo. Il passeggero estrae la pistola e spara quattro colpi: uno va a vuoto, due colpiscono Salvaggio al torace, il quarto è indirizzato al volto, quando il 64enne è già a terra.
Stando a quanto trapela dagli inquirenti, la spietata esecuzione stupisce anche gli ambienti criminali dell’hinterland milanese. “Dum Dum” era stato infatti una figura di spicco del traffico di droga a Milano, con un passato da broker per il clan ndranghetista Barbaro-Papalia. Ma per quanto si possa supporre che continuasse almeno in parte la sua attività – aveva cellulari criptati -, l’agguato resta un mistero per tutti.
Anche per gli inquirenti che a tre anni dall’esecuzione non hanno ancora dato un nome e un volto ai due uomini sullo scooter. Il processo per l’omicidio di Salvaggio si è aperto il 29 maggio scorso davanti alla prima Corte d’Assise, ma sul banco degli imputati siede soltanto il presunto basista del commando omicida, Benedetto Marino.
Incriminato per concorso in omicidio, il 46enne Marino nega, anche se le immagini di una telecamera di sorveglianza in via San Giusto, nei pressi di un’area verde vicino a via Novara sembrerebbero inchiodarlo. Secondo le indagini dei carabinieri di via Moscova, il video mostrerebbe Marino mentre, a bordo di una Peugeot 3800, attende uno dei due killer, che sale in auto dopo aver abbandonato lo scooter usato per l’omicidio. Oltre al video, determinanti per gli inquirenti sono state le dichiarazioni della compagna che ha riconosciuto nel filmato l’auto, a lei intestata, e l’abbigliamento dell’imputato.
Gli investigatori restano convinti che l’omicidio sia maturato nell’ambito della criminalità milanese, ma tutt’ora non hanno in mano uno straccio di movente. Si ipotizzano vecchi dissidi in carcere e una possibile vendetta premeditata da Salvaggio, sventata dall’intervento anticipato dei sicari che al momento restano uccel di bosco.