Il ministro della Difesa fa il punto sulla situazione in Libano dopo gli spari contro il quartier generale e 2 basi italiane della missione.
Roma – Israele ha colpito tre basi della missione Unifil schierata nel sud del Libano, tra cui anche due basi italiane, a ridosso del confine. Non risultano militari italiani feriti, ma in maniera lieve due soldati indonesiani. Secondo quanto si legge in una nota della missione Onu, di cui fa parte il contingente italiano, due peacekeeper sono rimasti feriti dopo che un tank Merkava delle Idf ha aperto il fuoco contro una contro una torretta di osservazione al quartier generale di Unifil a Naqoura, colpendola direttamente e provocandone la caduta. I soldati delle Idf hanno sparato anche contro una posizione Onu a Ras Naqoura, colpendo l’entrata del bunker in cui i peacekeeper si rifugiavano. Un drone delle Idf è stato visto volare all’interno della posizione Onu fino all’entrata del bunker”. La premier Meloni ha definito l’episodio inaccettabile, e il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha convocato l’ambasciatore d’Israele in Italia.
“Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra, si tratta di gravissime violazioni alle norme del diritto internazionali, non giustificate da alcuna ragione militare”: così il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi sull’attacco israeliano alle basi Unifil. Insieme a lui il comandante di vertice interforze, generale Francesco Figliuolo. “Non si tratta di un errore o un incidente” e non può essere una giustificazione il fatto che Israele avesse chiesto di evacuare le basi, ha aggiunto il ministro, “vogliamo capire perché è successo quello che è successo”. E comunque “Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele”. Su un eventuale ritiro di Unifil dal sud del Libano “la decisione spetterebbe alla comunità internazionale ma non siamo ancora a quel punto” ha aggiunto.
Crosetto spiega: “Abbiamo preparato piani di contingenza per qualsiasi avvenimento, accelerando i tempi di intervento se necessario” ma ritirare il contingente Unifil dal Libano “non è una scelta nazionale, è una scelta dell’Onu e ci rifletteranno i 40 paesi contributori. La mia idea è far prevalere spazi di pace, non far passare l’idea che possa esserci una continua guerra” ha aggiunto. “Il Libano non è l’Afghanistan. In Libano esiste una tradizione democratica e una cultura democratica non paragonabile a quella dell’Afghanistan. Beirut è una città dove convivono diverse culture e diverse religioni, il Libano ha una sensibilità democratica. Il problema della nazione è che ha 2 milioni di profughi, una percentuale sulla popolazione che non ha nessun altro paese al mondo, e in questi anni abbiamo fatto finta di non accorgercene. Una condizione che ovunque avrebbe fatto scoppiare di tutto e finora, nonostante questo, c’era stato un precario equilibrio che questo attacco israeliano sta mettendo in crisi”, ha concluso.
Poco prima della conferenza, con un comunicato di Palazzo Chigi, è arrivata la protesta formale dell’Italia con Israele. Il Governo italiano – riferisce una nota – ha formalmente protestato con le Autorità israeliane e ha ribadito con fermezza che quanto sta accadendo nei pressi della base del contingente Unifil non è ammissibile. Da parte sua il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto un colloquio telefonico con il comandante del Settore Ovest della missione Unifil, generale Messina, dal quale ha ricevuto un aggiornamento sulla missione e sulla situazione del nostro contingente. Il premier – che segue in maniera attenta gli sviluppi, in costante contatto con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa – ha espresso la forte vicinanza, sua personale e del Governo, ai nostri militari attualmente impegnati in Libano nell’ambito della missione Onu e di quella bilaterale Mibil.
Meloni, riferisce una nota di Palazzo Chigi, ha ricordato che gli italiani continuano a prestare un’opera preziosa per la stabilizzazione dell’area, in aderenza al mandato delle Nazioni unite. Il Governo, nel confermare il ruolo fondamentale di Unifil nel Sud del Libano, continua a lavorare per la cessazione delle ostilità e alla de escalation della regione. Intanto le opposizioni chiedono al governo di riferire in aula più presto su quanto accaduto in Libano. “Un attacco inaccettabile. L’Italia reagisca con fermezza, Netanyahu si deve fermare”, dice Elly Schlein ai cronisti al termine di una riunione dei senatori e deputati Pd sulla risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue, che è stata scompaginata dalle notizie in arrivo dal Libano.
Giuseppe Conte interviene via social: “Il governo Meloni faccia immediatamente chiarezza. Fermiamo la follia di questa escalation, fermiamo la furia criminale di Netanyahu”. Tutte le forze di opposizione chiedono che il governo riferisca in Parlamento e tutti sottolineano la necessità di fermare il premier israeliano Netanyahu. Dice Nicola Fratoianni: “È arrivato il momento di fermare la criminale escalation di Netanyahu in Medio Oriente”. Duro Angelo Bonelli: “E’ un criminale di guerra, va arrestato”. Per Carlo Calenda il premier israeliano “ha perso il senso del limite”. E Riccardo Magi sottolinea come le mosse di Netanyahu stiano isolando Israele.
Anche l’Europa si unisce al coro di condanna per l’attacco israeliano a Unifil nel sud del Libano. Lo fa per voce del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “Un attacco contro una missione di pace delle Nazioni Unite non è responsabile e non è accettabile. Ed è per questo che invitiamo Israele e tutte le parti a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario”, ha detto all’AFP. La Casa Bianca si è detta profondamente preoccupata. A New York, l’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha affermato che Israele ha raccomandato all’Unifil di spostarsi 5 km a nord “per evitare pericoli dovuti all’intensificarsi dei combattimenti”.