Lo skipper Aldo Revello e il cuoco Antonio Voinea sono scomparsi in mare nel 2018. Eppure i loro telefonini e profili Facebook hanno continuato a “vivere”.
ROMA – Forse qualcosa si muove nell’inchiesta sulla scomparsa di Antonio Voinea, 32 anni all’epoca dei fatti, cuoco di origini rumene ma residente a Bovolenta, nel Padovano, e lo skipper Aldo Revello, 53 anni, sposato con una figlia, di Castelnuovo Magra, nello Spezzino, spariti come fantasmi con il loro veliero “Bright” nel Mar delle Azzorre il 2 maggio del 2018. Il Gip capitolino, Daniela Caramico D’Auria, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal Pm Silvia Sereni, titolare del fascicolo sul naufragio del veliero. Gli indizi scoperti recentemente e relativi ad una fattura di un autonoleggio a due anni dalla scomparsa di Antonio Voinea, la comparsa di un tablet sospetto e diverse connessioni internet sui profili social dei due marinai e successive al loro presunto naufragio, avrebbero convinto il magistrato inquirente a proseguire le indagini.
La famiglia di Voinea, a suo tempo, aveva chiesto un supplemento di investigazioni perché sospetta che quel viaggio non fosse stato fatto per diporto ma per trasportare un carico di droga dai Caraibi all’Europa dunque, almeno per i congiunti, non si tratterebbe di naufragio causato da un incidente di mare ma di qualcosa di molto più grave. Il Gip, evidentemente, intende vederci chiaro ma di quanto accaduto realmente si sa ben poco. Il veliero in cui erano imbarcati i due amici, classe “Beneteau Oceanis Clipper 473”, lanciava un “Mayday” il 2 maggio 2018 mentre si trovava tra le Azzorre e il Portogallo. Le ricerche, oltre che da altre imbarcazioni istituzionali e private, erano state effettuate dalla fregata Alpino della Marina militare italiana e da un nostro C-295 dell’Aeronautica, ma del Bright nessuna traccia.
Eppure se la moderna barca a vela fosse affondata per un incidente, una collisione o per qualsiasi altro motivo tranne che per il mare in tempesta, che pare non ci fosse in quel periodo, lo skipper Revello avrebbe osservato il protocollo di salvataggio e in zona (quella segnalata dal segnale di soccorso e ammesso che fosse quella) qualche pezzo del relitto o suppellettili dell’imbarcazione dovevano essere avvistati:
”Se il natante fosse affondato per le onde, sono sicura al 100% che entrambi si sarebbero trovati sulla zattera di salvataggio – aveva detto la moglie di Revello, Rosa Cilano – mio marito era uno skipper esperto e non si sarebbe fatto sorprendere da un problema tecnico o meteo”.
Poi però accade un fatto talmente strano che avrebbe dovuto dare nuova linfa all’inchiesta. Nell’ottobre del 2018 sul profilo Facebook di Rosa Cilano arriva un messaggio da parte di un anonimo interlocutore:
“Aldo e Antonio sono morti, il Bright è stato speronato da una nave cargo che non si è fermata a prestare soccorso”. Immediate le verifiche ma da queste e dall’analisi delle foto inviate dallo sconosciuto il messaggio si sarebbe rivelato un depistaggio dunque che fine avrebbero fatto i due uomini? Chi avrebbe scritto su Facebook e perché? Ma le stranezze continuano. La famiglia del cuoco di bordo ingaggiava un investigatore privato della Reveles di La Spezia che scopriva alcune cose interessanti. L’ultimo passeggero del Bright, sbarcato in un porto delle Azzorre, avrebbe raccontato che Revello e Voinea gli avevano proibito tassativamente di accedere a prua, come se volessero nascondere qualcosa. Il detective scopriva anche alcuni messaggi della fidanzata di Voinea inviati alla nonna del cuoco dal significato inquietante: ”Antonio si è messo in un giro più grande di lui”.
Successivamente si sarebbe scoperto anche che gli account di Facebook dei due supposti naufraghi sarebbero rimasti attivi anche dopo la loro scomparsa e i loro telefonini avrebbero effettuato chiamate e scambiato messaggi nel periodo successivo al naufragio. E che dire di un’auto noleggiata in Portogallo mentre tutti credevano che i Revello e Voinea fossero annegati? I due avrebbero litigato a bordo? Con loro quanti passeggeri c’erano? Ci sarebbe stato un arrembaggio da parte di un equipaggio ostile a bordo di altro natante? La fidanzata di Voinea avrebbe inviato alla famiglia del disperso un tablet all’interno del quale potrebbero esserci contenuti importanti ai fini dell’inchiesta. Le autorità italiane non hanno mai confermato l’ipotesi investigativa che il Bright sia stato speronato e affondato dalla Cmb Catrine, un cargo di Hong Kong, cosi come riferito da un marittimo. Dunque l’inchiesta rimane in “alto mare”.