Dopo ben ottanta anni, Fi vuole aggiornare la normativa: tutti saranno chiamati solo e semplicemente col loro nome in nome della parità.
Roma – Forza Italia scende in campo contro l’obbligo a identificare nelle liste elettorali le donne sposate o vedove anche col cognome del marito e la distinzione uomo-donna nelle file. E lo fa con una proposta di legge depositata alla Camera nella quale si chiede la cancellazione della normativa in nome della parità e della semplificazione delle procedure di voto.
“Superiamo l’antistorica divisione tra donne e uomini nelle liste elettorali, cancelliamo l’obbligo a identificare le donne coniugate o vedove anche col cognome del marito. Con la proposta di legge che abbiamo depositato alla Camera dei deputati puntiamo a semplificare e velocizzare le procedure di voto e a riconoscere anche nei seggi la perfetta parità”, scrivono in una nota Paolo Emilio Russo, Deborah Bergamini e Alessandro Battilocchio, deputati azzurri e firmatari della proposta di legge.
“Con le ‘Modifiche all’articolo 4 della legge 7 ottobre 1947‘, dopo ben ottanta anni, aggiorniamo la normativa: donne e uomini potranno votare nella stessa fila, tutti saranno chiamati solo e semplicemente col loro nome. In un’Italia che è profondamente cambiata e che ha oggi per la prima volta un Presidente del consiglio donna, cancelliamo una inutile duplicazione, dovuta al fatto che il diritto di voto alle donne fu riconosciuto successivamente a quello degli uomini, e abbattiamo – concludono i deputati di Forza Italia – una piccola disparità sopravvissuta per troppo tempo”.
La separazione delle liste elettorali tra maschi e femmine non è una novità, anzi: esiste dal 1945 e finora tutti i tentativi per cambiare questa regola non sono andati a buon fine. La divisione per genere delle liste è stata decisa per la prima volta da un decreto del 1° febbraio 1945, emanato dal governo di Ivanoe Bonomi, che estendeva il diritto di voto anche alle donne che avessero compiuto almeno 21 anni. Di conseguenza, il decreto ordinava (art. 2) la “compilazione delle liste elettorali femminili” in tutti i comuni, specificando che queste avrebbero dovuto essere “distinte da quelle maschili”.