Sei colpi per il nipote del boss, ma centra una ragazza: fine spietata per Antonella Lopez

Il killer voleva colpire ed eliminare Eugenio Palermiti, 20 anni, discendente dell’omonimo capoclan del rione Japigia di Bari.

MOLFETTA (Bari) – Un errore di mira avrebbe provocato la morte di Antonella Lopez, 19 anni, barista, raggiunta da un colpo mortale di semiautomatica 7.65 nella discoteca Bahia Beach di Molfetta, in provincia di Bari. L’obiettivo da eliminare era Eugenio Palermiti, 20 anni, nipote dell’omonimo capoclan del rione Japigia di Bari, rimasto ferito assieme ad altre tre persone. Il presunto killer, reo confesso, è Michele Lavopa, 21 anni, detto Tupac, residente nel quartiere San Paolo, gravato da precedenti di polizia. La vittima era la nipote del più noto Ivan Lopez, 31 anni, pesce piccolo della malavita barese, ucciso con sei colpi di pistola la sera del 29 settembre 2021 sul lungomare IX Maggio, quartiere San Girolamo. Per il suo omicidio sono imputati Davide Lepore, 31 anni, e Giovanni Didonna di Cellamare, di 29.

Antonella Lopez, la vittima

Il primo balordo deve rispondere dell’accusa di essere l’ideatore e l’esecutore del delitto, il secondo invece di aver rubato l’auto usata per l’agguato di stampo mafioso partecipando cosi all’omicidio. I due sicari avrebbero agito per conto del clan Capriati di Bari vecchia e del clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia, in lotta con il clan Strisciuglio che invece aveva il predominio sui quartieri San Paolo e San Girolamo e al quale sarebbe stata affiliato Ivan Lopez. Ma andiamo al fatto di sangue. Alle 2,45 di domenica 22 settembre Antonella Lopez si trovava, con una comitiva di amici baresi residenti nei quartieri San Girolamo e Japigia, sulla pista da ballo del Bahia Beach Club di Molfetta, noto locale sul lungomare per Giovinazzo a Prima Cala.

Secondo una prima e parziale ricostruzione dei carabinieri la comitiva di amici aveva già fatto tappa al Mamas Beach di Giovinazzo dove due gruppi di ragazzi si erano presi a pugni, calci e bottigliate. Da lì si erano trasferiti al Bahia, noto locale della costa prevalentemente frequentato da giovanissimi ma anche da adulti e famiglie con figli al seguito per la presenza di una pizzeria adiacente alla discoteca. Antonella Lopez, appena scoppiata una nuova rissa, si sarebbe trovata sulla traiettoria dei sei proiettili esplosi a distanza ravvicinata dalla semiautomatica di Lavopa. La ragazza veniva centrata al collo e alla clavicola e stramazzava sul pavimento in un lago di sangue per la recisione dell’arteria giugulare che ne provocava il decesso in pochi istanti. Pare che la vittima, istintivamente, abbia fatto da scudo al suo fidanzato rimettendoci la vita.

Il locale dove si è consumato l’omicidio

I proiettili del killer colpivano anche Eugenio Palermiti, nipote dell’omonimo boss, e presunto reale obiettivo dell’odierno indagato, rimasto ferito non gravemente, ed altri tre ragazzi. Il giovane scampato alla morte risulta incensurato ma è noto alla cronaca e alle forze dell’Ordine per aver aggredito l’ex fidanzata dopo aver fatto irruzione nella sua scuola. Nel gruppo di coetanei baresi c’era anche Francesco Crudele, nipote di una vittima di un agguato mafioso compiuto nel 2009. I due, però, non risultano coinvolti in attività criminose. Il resto della comitiva, composta anche da minorenni, ha una fedina penale pulita, fatta eccezione per alcune segnalazioni di polizia per reati minori.

Subito dopo la sparatoria, e il successivo fuggi fuggi generale, sono giunti sul luogo i paramedici del 118 e i carabinieri che hanno cinturato il locale ed eseguito i primi rilievi di rito. Per Antonella Lopez non c’era più niente da fare mentre gli altri 4 feriti venivano trasportati presso il nosocomio di Molfetta ed il Policlinico di Bari. In quest’ultima struttura sanitaria Eugenio Palermiti sfogava la sua rabbia distruggendo due computer. I militari, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Giannella della Dda di Bari, grazie alle telecamere di sorveglianza e nonostante l’omertà dei ragazzi del gruppo e di altre comitive, riuscivano a fermare Michele Lavopa che, una volta trasferito in carcere, ammetteva le proprie responsabilità spiegando di essersi disfatto della pistola gettandola in mare:

Michele Lavopa detto Tupac

”Sono andato in discoteca con la mia fidanzata senza l’intenzione di affrontare nessuno – ha detto l’indagato – portavo la pistola per difendermi da eventuali aggressioni. Poi la rissa con gli amici di Palermiti, che ha estratto la pistola. Io ho reagito sparando prima di fuggire con due amici verso casa”. Le indagini proseguono a tutto tondo.

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