Anche le toghe nella “trappola” dell’ingiusta detenzione, indennizzo ad ex pm Aosta

La Corte d’Appello di Milano stabilisce ben 48 mila euro di risarcimento per i 61 giorni di arresti domiciliari scontati dal magistrato.

Aosta – Anche i magistrati possono finire vittima dell’ingiusta detenzione e cadere nelle trappole dell’errore. Il caso dell’ex procuratore facente funzioni Pasquale Longarini fa “scuola” in questo senso: la Corte d’appello di Milano ha riconosciuto un indennizzo di 48.800 euro per ingiusta detenzione all’ex pm che nel 2017 aveva trascorso 61 giorni ai domiciliari nell’ambito di un procedimento penale per induzione indebita a dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento, da cui nell’ottobre del 2021 era stato definitivamente assolto. La pronuncia sull’indennizzo è definitiva: si tratta di una somma “di sette volte superiore a quello che secondo il calcolo matematico sarebbe stato dovuto”, fanno sapere i suoi avvocati, Ascanio Donadio e Corinne Margueret.

“Crediamo che questo provvedimento, e le assoluzioni penali e disciplinari, valgano a riabilitare in maniera incontestabile e definitiva l’immagine di una persona per bene che ha lavorato seriamente e correttamente in Valle d’Aosta, ottenendo significativi risultati e la stima di un’intera comunità”, dicono i legali commentando il provvedimento. Longarini, oggi giudice civile presso il tribunale di Imperia, il 25 luglio 2023 si era inoltre visto scagionare dalle Sezioni unite della Corte di cassazione “da tutte le contestazioni di natura disciplinare, direttamente o indirettamente collegate al procedimento penale”, spiegano i suoi avvocati. 

Per ogni giorno di arresti domiciliari sono previsti infatti 117 euro in base al calcolo aritmetico, riferiscono i due legali. La pronuncia della Corte d’appello di Milano, sezione quinta, risale al 7 agosto scorso ed è diventata definitiva il 17 settembre, dato che la procura generale non ha fatto ricorso. I magistrati scrivono che Longarini – oggi giudice civile presso il tribunale di Imperia – ha “tenuto comportamenti del tutto neutri, inidonei ad influire concausalmente nell’applicazione e nel successivo mantenimento della misura restrittiva della libertà personale a suo carico”, riconoscendo “un ristoro per la libertà ingiustamente compressa” in ragione del pregiudizio patito a causa “dell’impatto della vicenda sulla quotidianità dei rapporti familiari, delle abitudini personali e delle relazioni sociali dello stesso dottor Longarini”.

“Va, inoltre, considerato – proseguono i giudici milanesi – il nocumento derivante dall’appannamento dell’immagine” del magistrato, in relazione “al peculiare contesto ambientale e lavorativo” dato che Longarini all’epoca dei fatti – l’arresto risale al 30 gennaio 2017 – era procuratore facente funzioni di Aosta e presidente di sezione della commissione tributaria regionale. Le sue “qualità personali e professionali erano state positivamente valutate dal Consiglio giudiziario e successivamente erano state ribadite dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Aosta in data 31 gennaio 2020, erano state confermate in sede di ispezione ordinaria e, infine, erano state riconosciute dal Consiglio giudiziario, dal Consiglio di presidenza della giustizia tributaria e dal presidente del tribunale di Imperia. Inoltre, il ricorrente ha documentato di godere di elevata considerazione nella comunità valdostana, a livello nazionale e internazionale”.

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