A Palermo oggi parlano le parti civili. Migliaia di insulti e lettere minatorie, la procuratrice Lia Sava chiede misure di protezione.
Palermo – Oggi è il giorno delle parti civili nel processo Open Arms che vede sotto accusa il leader della Lega Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Ma a irrompere è un’altra notizia: i pm che hanno chiesto per il vicepremier la condanna a sei anni di carcere avrebbero ricevuto lettere di insulti e minacce. Una pioggia di messaggi minatori: tanto che il caso è all’attenzione del Comitato per l’ordine e la sicurezza. La procuratrice di Palermo Lia Sava chiede così misure di protezione per le magistrate che hanno chiesto la condanna di Salvini.
È allarme sicurezza per i tre Pm palermitani del processo Open Arms Marzia Sabella, Gery Ferrara e Giorgia Righi che, il 14 settembre scorso, hanno chiesto la condanna del ministro per avere illegittimamente vietato lo sbarco a Lampedusa a 147 migranti soccorsi in mare dalla nave della Ong spagnola. Avrebbero ricevuto insulti sessisti, epiteti volgari e lettere anonime inviate in procura generale. Post e minacce trasmessi anche alla procura di Caltanissetta, competente a indagare nei procedimenti che coinvolgono i magistrati del capoluogo siciliano. Sabella, Ferrara e Righi stanno valutando se perseguire civilmente e penalmente gli autori dei messaggi. Una deriva preceduta da pesanti critiche rivolte ai Pm da parte del centrodestra che ha accusato la procura di avere imbastito un processo politico.
Nell’aula bunker del carcere Pagliarelli oggi prenderanno la parola le parti civili. Il 18 ottobre è invece prevista l’arringa della difesa di Salvini, che vedrà protagonista la senatrice e sua legale Giulia Bongiorno. La linea difensiva dell’allora ministro dell’Interno è ferma: “Io non patteggio, sono convinto di aver ragione e vado avanti fino in Cassazione”, aveva detto il leader della Lega, ospite di “Quarta Repubblica” su Rete 4, parlando del processo “Open arms” a suo carico. L’attuale ministro dei Trasporti, all’epoca dei fatti al Viminale, ha chiarito la sua posizione: “No, non patteggio perché ritengo di aver difeso la sicurezza del mio Paese e di aver mantenuto una promessa, da politico dissi: votatemi e riduco gli sbarchi”.
E parlando dell’appuntamento in cui a parlare sarà Bongiorno, ha detto “Ci sarà l’intervento della difesa il 18 ottobre, entro ottobre ci sarà la sentenza. Possono succedere due cose: o mi assolvono perché ho difeso i confini del mio Paese o mi condannano. Se mi dovessero condannare, lo riterrei un precedente grave. Io finirei in carcere per almeno due anni. Io spero che a sinistra qualcuno si vergogni, è qualcosa di umanamente veramente imbarazzante. L’immigrazione clandestina è un business. Io i terroristi, gli stupratori, quelli che hanno 18 identità e provano a sbarcare per la sesta volta a Lampedusa non li faccio sbarcare. Ci vuole un limite, possiamo accogliere un tot di persone”.
Per il vicepremier “ci sono pm e magistrati che fanno politica. Credo nella magistratura, e cerco di dirlo senza sorridere troppo. Questo è un processo politico con cui la sinistra cerca di attaccare Salvini, la Lega e il governo Meloni. Stanno provando in ogni maniera a mettere in difficoltà questo governo che sta ottenendo risultati economici. Non ho paura, ritengo assurdo questo processo”. L’unico timore del leader della Lega è per i suoi figli, confessa. “Non ho mai pensato di sentirmi imputato rischiando il carcere, io non ho paura per me no, rifarei tutto quello che ho fatto. Quello che mi è pesato in queste 48 ore (dalla richiesta dei pm, ndr) è stato spiegare ai miei figli cosa stava succedendo. Gli ho spiegato che ci sono tre gradi di giudizio, che credo nella magistratura e lo dico senza ridere troppo ma è una richiesta che neanche uno stupratore…”.
Uscendo dal consiglio federale della scorsa settimana l’avvocato Bongiorno ha sottolineato che “armi non ce n’è. Non c’è nessuna voglia di acutizzare scontri con la magistratura. C’è assoluta e piena fiducia nei confronti della magistratura ma nel contempo c’è consapevolezza che nell’ambito di questo processo ci sono alcune anomalie. Confidiamo in una conclusione favorevole”. “Open Arms – ha detto la senatrice leghista a chi chiedeva a quali anomalie si riferisse – è stata assistita minuto per minuto durante il suo viaggio. Ha avuto una continua e grande attenzione da parte delle istituzioni, chi non stava bene è sceso. Nessuno è morto e nessuno si è sentito male. C’è stata una semplice attesa in vista di una redistribuzione”.