La nomina di Fitto a Bruxelles: arrivi e partenze al governo, le caselle da riempire

La vicepresidenza del ministro agli Affari europei in Ue potrebbe accelerare il rimpasto, dopo il caso Sangiuliano e l’attesa su Santanché.

Roma – Con la partenza per Bruxelles di Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR del governo Meloni, l’esecutivo subisce una scossa. La sua nomina di ieri alla vicepresidenza esecutiva della Commissione Europea pone un dilemma: spacchettare le deleghe, affidarle a diversi sottosegretari o nominare un nuovo ministro. Le strade per sostituirlo sono “tutte aperte”, e i tempi non sono particolarmente stringenti. Forse la scelta ci sarà dopo la manovra o addirittura a inizio 2025. Anche perché Giorgia Meloni non ha ancora aperto ufficialmente il dossier, in attesa, finora, di vedere se la sua scommessa politica andava effettivamente in porto.

Il posto che libererà al governo resta comunque pesante. Coesione, Pnrr e Affari europei che la premier, in estate, aveva anche valutato di tenere per sé, almeno per un primo periodo. Perché, nonostante gli smottamenti delle ultime settimane e il caso Sangiuliano, resta forte la volontà di evitare di arrivare
a un “Meloni bis”, attraverso un vero e proprio rimpasto di governo. Oggi però è il giorno dei festeggiamenti, dentro Fratelli d’Italia e nel centrodestra, che ha applaudito Fitto anche in Consiglio dei ministri. Dalle prossime ore si inizierà a ragionare sul dopo, fermo restando, appunto, che il ministro si congederà dal governo non prima di novembre, o più probabilmente a dicembre. Direzione Bruxelles. Certo, c’è anche un po’ di scaramanzia, dicono i meloniani. Perché il passaggio delle audizioni nelle commissioni e il voto della plenaria dell’Europarlamento non è da sottovalutare.

Raffaele Fitto e Giorgia Meloni

Fitto già ha fatto la sua dichiarazione di europeismo, dicendo, nella unica breve dichiarazione di giornata, che si muoverà “nel pieno rispetto dei Trattati e del loro spirito”. E punta a convincere soprattutto i socialisti, forte anche delle dichiarazioni affatto bellicose che sono arrivate negli ultimi giorni da alti esponenti dei Dem italiani. Intanto però nel governo potrebbe esserci aria di rimpasto: mentre resterebbe al suo posto Matteo Salvini anche davanti a una condanna in primo grado nel processo Open Arms (la richiesta è di 6 anni di carcere) perché il processo “è politico“, dicono in maggioranza. Un eventuale rinvio a giudizio di Daniela
Santanché
– la data segnata in rosso sul calendario è l’11 ottobre – potrebbe invece complicare il quadro. Ma al momento si resterà concentrati sulla sola sostituzione di Fitto.

Il Pnrr, è una delle ipotesi, potrebbe essere affidato a un sottosegretario, visto che oramai la macchina è avviata e la struttura tecnica “funziona bene”, dicono i meloniani. La casella potrebbe essere inquadrata a Palazzo Chigi ma anche al Mef, che da tempo chiede di avere un quinto sottosegretario per fare fronte ai tanti impegni parlamentari. Difficile, sono consapevoli gli alleati, che Meloni ceda però la delega, che
resterebbe in casa Fdi
(e tra i nomi che circolano quello del deputato Francesco Filini o della capogruppo in commissione Bilancio, Ylenja Lucaselli). Ancora più delicata, secondo alcuni, sarebbe la delega agli Affari europei dove un ministro politico sarebbe “imprescindibile”, è il ragionamento, per avere la libertà di dire quello che Fitto, dalla sua nuova posizione, non potrebbe dire. 

Insomma arrivi e partenze sono in vista.


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