Il Focus per l’anno 2024 del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà nazionale, fa il punto sull’emergenza.
Roma – I suicidi in carcere toccano quota 72. L’ultimo caso questa mattina: un italiano, 50 anni, arrestato il 25 agosto scorso per maltrattamenti in famiglia, ha deciso di farla finita e verso le 6,45 è stato trovato impiccato nella sua cella del carcere romano di Regina Coeli. Solo ieri era toccato a un 32enne nigeriano, in cella per reati connessi all’immigrazione clandestina e altro: è stato trovato impiccato nella sua cella della Casa Circondariale d’Ariano Irpino. Il bollettino di morte continua a salire. Nel Focus per l’anno 2024 del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà nazionale, i dati sono aggiornati al 16 settembre: 67 suicidi da inizio 2024, +19 rispetto al 2023. Ma nel frattempo l’emergenza non si è fermata e la cifra sale impietosa: altri 5 casi dalla data di quel report. Numeri che variano di ora in ora.
Ma il Focus del Garante cerca di andare a fondo del dramma, analizzando la mappa della scia di morte, l’identikit di chi si toglie la vita e il perché del gesto estremo. Innanzitutto emerge il numero dei penitenziari coinvolti. Gli istituti in cui si sono verificati i suicidi sono 46 (pari al 24% del totale delle strutture penitenziarie): 41 Case circondariali e 5 Case di reclusione. Va evidenziato che le sezioni maggiormente interessate sono quelle a custodia chiusa, con 57 casi (pari all’85%), mentre in quelle a custodia aperta sono stati registrati 10 casi (pari al 15%). Delle 67 persone che si sono tolte la vita in carcere (fino al 16 settembre scorso), 29 erano state giudicate in via “definitiva” e condannate (43%), mentre 9 avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso; 24 persone (36%) erano in “attesa di primo giudizio”, 2 ricorrenti, 2 appellanti e 1 internato provvisorio.
La maggior parte delle persone era accusata o era stata condannata per reati contro la persona 34 (pari al 51%), tra questi si riportano quelli di maggiore rilievo: 13 per omicidio (tentato o consumato), 8 di maltrattamento in famiglia e 4 di violenza sessuale. A seguire i reati contro il patrimonio 23 (pari al 34%), per legge droga (5). Poco significativi sul piano statistico appaiono invece gli altri tre tipi di reato: contro le immigrazioni clandestine (1) per detenzione di armi (2) e concorso in reato (1), per atti persecutori (1) e in 1 caso il dato è mancante.
Tra i detenuti che si sono suicidati, 35 persone, (pari al 52%), si sono suicidate nei primi 6 mesi di detenzione; di queste: 7 entro i primi 15 giorni, 5 delle quali addirittura entro i primi 5 giorni dall’ingresso. Analizzando i dati relativi agli eventi critici, è stata rilevata la presenza di eventuali fattori indicativi di fragilità o vulnerabilità. La lettura ha fatto emergere che 36 persone (pari al 54%) erano coinvolte in altri eventi critici e di queste 16 (ossia il 24%) avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. Inoltre, 14 persone (ossia il 21% dei casi) erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste 5 lo erano anche al momento del suicidio.
All’inizio di settembre il Garante Nazionale dei detenuti sulla base dei dati del Dap al 18 agosto 2024, aveva anche sviscerato altre cifre: 1.348 tentativi di suicidio, 110 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 quando furono 1.238. Oltre ai decessi per suicidio, il Garante aveva conteggiato anche 15 morti per cause da accertare. L’approfondimento su base regionale del sovraffollamento mostrava una situazione alquanto “disomogenea, per quanto la quasi totalità delle regioni (17) registrino un indice di affollamento superiore agli standard e solo 3 si collochino al di sotto della soglia regolamentare. Si evidenziava un’estrema differenziazione: regioni quali la Puglia (164,80%), Lombardia (152,24%), Basilicata (149,34%), Veneto con il 146,46%, Lazio (145,38%) che mostrano un preoccupante indice di sovraffollamento” di contro la “Sardegna (il cui indice di affollamento si attesta al 95,89%), il Trentino Alto Adige (93,52%), e la Valle d’Aosta il cui indice è del (86,55%)”.