Inchiesta Liguria, anche Aldo Spinelli patteggia la pena a tre anni e due mesi

Dopo la decisione dell’ex governatore Toti e di Signorini anche l’imprenditore imbocca questa via giudiziaria. Confisca da 400mila euro.

Genova – Il patteggiamento è la linea “prediletta” nell’inchiesta sulla corruzione in Liguria che ha travolto l’ex governatore Giovanni Toti e lo ha portato alle dimissioni. Dopo che lui stesso ha raggiunto un accordo con la Procura per patteggiare la pena a due anni e un mese, seguito a ruota anche dall’ex presidente dell’Autorità Portuale Paolo Emilio Signorini, ora tocca a Aldo Spinelli. Il noto imprenditore imputato nell’inchiesta per corruzione in Liguria, ha concordato con la procura di Genova una pena a tre anni e due mesi e la confisca di 400mila euro, oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici e il divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione.

Adesso il giudice dovrà fissare un’udienza. Anche l’imprenditore ha dunque scelto la via del patteggiamento, come prima di lui avevano fatto l’ex governatore Giovanni Toti e l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. A fine luglio la notizia che l’ex vicepresidente del Csm David Ermini, componente della direzione nazionale Pd, era stato nominato nuovo presidente del gruppo Spinelli. “Spininvest srl annuncia il rinnovo del suo Consiglio di Amministrazione. L’assemblea dei soci tenutasi in data odierna – recitava una nota – ha rispettivamente nominato l’avvocato David Ermini come nuovo presidente, il dottor Vittorio Gattone e l’avvocato Nicola Scodnik come consiglieri. Le nomine fanno seguito alle dimissioni di Aldo e Roberto Spinelli dell’8 maggio 2024″.

Aldo Spinelli

La linea di difesa comune degli imputati nell’inchiesta ligure sembra dunque essere il patteggiamento. Un’ammissione di responsabilità? “Fare un accordo non vuol dire necessariamente riconoscere le proprie colpe, ha detto Toti il giorno dopo l’accordo con la Procura. I pm hanno “sostanzialmente confermato che non c’era un atto illegittimo tra quelli che, secondo loro, sarebbero stati da me influenzati così come, evidentemente, erano legittimi i finanziamenti al Comitato Toti. Io mi ritengo innocente perché ho agito per l’interesse pubblico”, ha detto l’ex governatore al Corriere della sera.

Fare un accordo non vuol dire necessariamente riconoscere le proprie colpe ma ritrovarsi a metà strada, anzi in questo caso molto oltre la metà”, ha aggiunto Toti giudicando il patteggiamento “una vittoria. Sono passato da essere Al Capone ad aver parcheggiato la macchina in divieto di sosta. La montagna delle accuse ha partorito un topolino”. E ancora, “Non ho visto un lungo corteo accompagnarmi verso il Golgota. In tutta franchezza, girandosi con la croce sulle spalle, tranne qualche eccezione, dietro c’era un imbarazzante vuoto”, ha concluso.

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