Carceri in rivolta, da Bari a Sanremo l’escalation di violenza non si ferma

Situazione di crisi nei penitenziari italiani: quelli per minorenni, dal Beccaria a Casal del Marmo sono una polveriera dove regna il caos.

Roma – Un bollettino di guerra condito da rivolte, disordini e morte quello che viene messo in scena nelle carceri italiane. Da Bari a Sanremo, passando per gli istituti minorili del Beccaria e di Casal del Marmo, la situazione è esplosiva. Ancora alta tensione in un carcere della Liguria, ancora una situazione di pericolo vissuta nella Casa circondariale di Sanremo, a Valle Armea. Su quanto è avvenuto nella notte riferisce Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Ieri sera, una ventina detenuti della Terza Sezione, in stato fisico visibilmente alterato probabilmente dall’alcool e senza una concreta motivazione, hanno praticamente devastato grande parte dell’intera Sezione, rompendo tutti gli arredi.

I detenuti sono “arrivati al punto di far allontanare il poliziotto di servizio e hanno continuato a protestare violentemente fino a tarda notte. Ancora una volta, solo grazie al personale di polizia penitenziaria di Sanremo e dopo ore di alta tensione, si è ripristinato l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto”. Stesso copione a Bari. Dal carcere per adulti a quello per minori sempre nella città pugliese e al Panzera Reggio Calabria, “registriamo una ventata di aggressioni contro il personale della polizia penitenziaria da parte dei detenuti”, dice il presidente della Confederazione autonoma italiana della polizia penitenziaria, Conaippe, Domenito Mastrulli.” Siamo sempre poliziotti, mai carne da macello per i galeotti”, aggiunge.

“Nella giornata di ieri, diversi sono stati gli episodi di violenza, dileggio , minacce e aggressione fisica da parte dei detenuti contro il personale del corpo della polizia penitenziaria a Bari mentre nell’istituto minorile c’è stato un tentativo di sottrarre le chiavi delle celle”, prosegue Mastrulli. “A Reggio Calabria Panzera nei reparti ospedalieri i detenuti si sono scagliati contro un sovrintendente e un assistente capo coordinatore di scorta, malmenati per futili motivi”, prosegue. “Il fatto di essere oltre 20mila unità in meno fa riflettere, come fa riflettere continuare a fare turni di da 8 e 16 ore continuative ed essere senza Taser e senza sicurezza a gestire 63.000 detenuti in 210 carceri per adulti e minori”, va avanti.

Serve un Dpcm del Governo per commissariare Dap (Dpartimento dell’amministrazione penitenziaria) e Dgmc (Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità) dando nuove regole d’ingaggio e azioni più incisive che riportino sicurezza e gestione del detenuto negli standard regolamentari”, conclude. Massimo
Costantino, segretario generale della Fns Cisl Lazio, denuncia invece la situazione del carcere Ipm
Casal del Marmo
che “sta diventando ogni giorno sempre più esplosiva dopo i fatti di domenica scorsa. Anche ieri notte sono state incendiate due celle con una escalation di violenza verso la polizia
Penitenziaria con relativi incendi e disordini”. 

E aggiunge: “Registriamo con disappunto che i detenuti resosi responsabili dei fatti di domenica restino ancora all’IPM, occorre dare un segnale che lo Stato c’è e che il rispetto delle leggi e regolamenti è applicato nei circuiti minorili e che tali detenuti devono essere spostati in altri istituti – Non può continuare una tale situazione poiché si è visto aumentare l’escalation di violenza da parte dei detenuti per aggressione alla polizia penitenziaria poiché i detenuti non hanno più rispetto delle regole e non si fermano più davanti a nulla”. Situazione molto difficile anche nell’istituto minorile Beccaria di Milano. Dopo l’ennesima evasione dal carcere minorile, con 2 fratelli di 16 e 17 anni che domenica pomeriggio hanno scavalcato il muro di cinta e un terzo ragazzo che ha approfittato della situazione d’emergenza per dileguarsi, nella struttura arrivano un nuovo comandante della polizia penitenziaria e altri 7 sottufficiali fra ispettori e sovrintendenti.

Un avvicendamento deciso da tempo, che però cade in un momento di crisi crescente della struttura. Nell’istituto, un tempo considerato un modello, la situazione è pesante da tempo. Fra inadeguatezze della struttura, rivolte, proteste e il terremoto giudiziario che ha investito alcuni agenti di polizia penitenziaria, le evasioni continuano a ripetersi. Il grido d’allarme è stato lanciato anche dalle detenute a Torino: in una lettera firmata da 57 recluse, spieano che da giovedì 5 settembre sono in sciopero della fame a staffetta e a oltranza. La protesta, che non ha una data di fine, è guidata da Paola, Marina e dalle altre firmatarie che hanno messo il loro nome e cognome sul documento.

La carica delle donne, che in una lettera inviata al Capo dello Stato e alla politica denunciano la loro condizione: celle stracolme, disperazione, solitudine e suicidi. Il problema principale, secondo le detenute, è il sovraffollamento. Le donne del padiglione femminile del carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino parlano di “magazzini di corpi” che “stanno per esplodere”.

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