In programma a Milano, dove il cantautore è scomparso il 9 settembre del ’98, un festival dedicato a lui e ai suoi brani immortali.
Milano – Sono passati 26 anni dalla scomparsa, solo terrena, di una leggenda della musica italiana. Lucio Battisti e le sue canzoni sono immortali e ancora oggi sono un patrimonio di cultura e di esempio per la gente e per chi si avvicina a questo mestiere. Scomparso a Milano il 9 settembre del ’98, l’indimenticabile cantautore era nato a Poggio Bustone, paese di collina in provincia di Rieti, il 5 marzo 1943. Gelosissimo della sua privacy il cantante nonostante la fama è stato sempre molto al di fuori del gossip e ha avuto una grande riservatezza dentro e fuori dal palco. Lucio Battisti è morto all’età di 55 anni. Se n’è andato dopo 26 anni di onorata carriera nell’industria della musica italiana con un totale di 17 album in studio e 25 milioni di dischi venduti. Un vero e proprio genio della musica.
E “Quel Gran Genio” è il nome del festival dedicato al cantautore, in programma da venerdì 27 a domenica 29 settembre a Milano. La rassegna, arrivata alla seconda edizione, mette in cantiere numerosi appuntamenti in tutta la città. Un appuntamento che omaggia l’intera opera discografica del cantautore: dai primi 45 giri di successo fino alla svolta elettronica dei “dischi bianchi” realizzati con Pasquale Panella, passando ovviamente per i brani immortali scritti con Mogol. Anteprima del festival il 26 settembre con il concerto “Mina E Battisti: Il Duetto e altre Storie”, che si terrà alle 21 al Teatro Martinitt.
La serata vedrà momenti musicali alternati a interventi a cura di Enrico Casarini, autore del libro “Il duetto Mina-Battisti” (edito da Minerva Edizioni). Lo spettacolo, che vedrà protagonista il gruppo Avanzi di Balera, sarà una celebrazione dell’unico e storico duetto tra Lucio Battisti e Mina, avvenuto il 23 aprile 1972 durante la trasmissione Teatro 10, che vide i due interpretare alcuni dei maggiori successi di Battisti segnando un momento storico per la televisione italiana.
Battisti aveva iniziato a suonare a 13 anni, quando per la promozione in terza media chiese in regalo una chitarra ai genitori Alfiero e Dea. Neanche dieci anni dopo decisivo e vincente fu l’incontro con Mogol: il paroliere scriveva, lui cantava. Insieme interpretarono al meglio i sentimenti e la vita degli italiani di quel periodo. Il cantante amava vivere lontano dalle attenzioni, come ha fatto per tutta la sua vita quando ha mantenuto un rapporto schivo sia con il pubblico che con i media. A Milano Battisti viveva in largo Rio de Janeiro, casa in cui si rifugiò e diventò grande, prima di trasferirsi nella sua ultima fortezza in Brianza.