Roma: Luigi Pennacchietti morto per amianto e fumo, alla famiglia 500 mila euro

La Corte di Appello ha condannato la Cotral per il tumore al polmone causato all’operaio. L’azienda si era difesa: “Colpa delle sigarette”.

Roma – Una storia giudiziaria durata 32 anni, a colpi di perizie e documenti quella di Luigi Pennacchietti, elettromeccanico e manutentore di mezzi rotabili, che era morto a soli 37 anni di tumore al polmone per l’esposizione all’amianto. Aveva lavorato per 9 anni nelle officine romane a Centocelle della Società di trasporto pubblico del Lazio, smontando apparecchiature e componenti elettrici contenenti amianto. Ma fumava anche, e il suo datore di lavoro si difendeva dicendo che era morto per le sigarette. Ora la Corte di Appello di Roma ha condannato la Cotral al risarcimento del danno per la morte di Pennacchietti per un importo di 500mila euro che andrà alla famiglia dell’operaio.

La vicenda ha avuto un lungo contenzioso giudiziario a fronte del quale la domanda giudiziale è stata rigettata sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello di Roma, ritenendo prevalente il danno da fumo di sigarette. In seguito al ricorso dell’avvocato Ezio Bonanni, legale della famiglia e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, la Corte di Cassazione, ha invece confermato che la morte di Pennacchietti fosse stata causata proprio dall’esposizione ad amianto unitamente al fumo di sigaretta, come rilevato dalla consulenza tecnica d’ufficio. Si legge infatti in sentenza come il fumo e “l’esposizione ad amianto abbiano concorso in egual misura alla produzione dell’evento morte”. 

“Questa sentenza è molto importante, perché afferma il principio della concausa, in ogni caso ove insorga il cancro del polmone dovuto all’esposizione all’amianto, il datore di lavoro è responsabile anche se il lavoratore era un fumatore”, dichiara Bonanni. Nel 1992 iniziarono a comparire infatti i primi sintomi del tumore polmonare che ha causato la morte dell’operaio a soli 37 anni. Il caso di Pennacchietti non è isolato. A gennaio del 2023 il Tribunale di Roma ha condannato la compagnia di trasporti laziali Cotral Spa al risarcimento dei danni nei confronti di Stefano e Claudio, figli di Vincenzo Cecchini, autista di linea morto a 59 anni per adenocarcinoma polmonare da amianto. I due, informa l’Osservatorio Nazionale Amianto, hanno ricevuto 157mila euro di risarcimento.

L’uomo si è ammalato nel novembre 2010morendo 8 mesi più tardi il 22 luglio 2011. Sono le prime sentenze di condanna seguite dall’Osservatorio Nazionale Amianto, di Cotral Spa, dopo che molti dei lavoratori sono stati collocati in prepensionamento amianto. “Non sarà possibile restituire alla famiglia il loro caro, ma abbiamo ottenuto giustizia e un po’ di pace”, commenta il presidente Ezio Bonanni. A guidare il convincimento del giudice del Lavoro, Valentina Cacace, è stata la sentenza del Tribunale di Roma, confermata in Appello nel dicembre 2022, che condanna la Cotral Spa al risarcimento di 78.714,03 euro per Laura Cristofanelli, vedova del Cecchini e mamma di Stefano e Claudio.

In questo caso i consulenti tecnici di ufficio hanno riconosciuto “la sussistenza del nesso fra l’esposizione lavorativa e l’insorgenza dell’adenocarcinoma polmonare diagnosticato” alla vittima, richiamando le normative che dispongono tutta una serie di misure che il datore di lavoro deve attuare per preservare la salute dei suoi dipendenti precisando che “non può non dubitarsi della responsabilità della società resistente per l’omessa adozione di quelle cautele che avrebbero ridotto il rischio”.

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