Il profilo aveva raggiunto 1.600 follower ottenendo 2.500 ‘mi piace’. Poi era stato rimosso, era stato di nuovo creato e oggi oscurato.
Brindisi – A poche ore dalla rimozione imposta dalla Direzione distrettuale antimafia, una pagina contro i collaboratori di giustizia brindisini, con volti, nomi e cognomi, e offese rivolte anche alle loro famiglie, su Tik Tok era tornata. L’autore? Non si sa ancora. Ma intanto è stata oscurata anche la seconda pagina da parte della Dda di Lecce. Ma chi si nasconde dietro un profilo chiamato “Pentiti Brindisini” che sulla nota vetrina social ha addirittura creato follower e commenti? Chi è il misterioso autore che pubblica dettagli (anche con foto e ritagli di giornali di diversi anni fa) che ruotano, a suo dire, intorno a un passato fatto di “pentiti, infami e confidenti”.
Ci sono incitazioni alla violenza contro chi ha scelto di ‘pentirsi’, accompagnati da minacce ai loro parenti. Alcuni brani neomelodici che inneggiano alla criminalità facevano da colonna sonora alle foto. Il profilo aveva raggiunto circa 1.600 follower ottenendo 2.500 ‘mi piace’. Poi era stato rimosso, era ricomparso, quasi fosse una sfida e aveva ripreso a pubblicare altre foto e a ricevere commenti di approvazione. “Se o fatto questo profilo vuol dire che non sono un coglione e parlo in tutti i sensi a bada come parla: che chi sono io non lo saprete mai ma sono io so chi siete voi portate rispetto”, racconta di lui con qualche errore grammaticale, forse cercato. Già, chi sono io non lo saprete mai!”.
Una vera sfida per una storia catapultata immediatamente sul tavolo della Dda, la Direzione distrettuale antimafia di Lecce che ha quindi messo le mani su una pagina davvero inquietante, dove fra i minacciati si scoprono diversi volti noti di persone che negli ultimi 30 anni hanno scelto di dare una taglio alla criminalità organizzata per passare a collaborare con la giustizia. “Su questa pagina qui – si legge ancora – vengono pubblicati solo pentiti dichiarati. Essendo che è stata una vostra scelta di vita, non potete lamentarvi. Ci dovevate pensare prima”. La caccia degli inquirenti sul colpevole continua.
Sulla questione è intervenuto il deputato della Lega, Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia della Camera: “Trovo inconcepibile che le mafie pugliesi continuino a usare pagine social per veicolare minacce violente e messaggi volgari contro chi, con coraggio e determinazione, ha scelto di pentirsi e di avviare un nuovo percorso di vita all’insegna della legalità. Questi fatti rappresentano un segnale di grave allarme sociale e necessitano di una risposta pronta, dura ed efficace da parte dello Stato”.