Mancano all’appello il tycoon britannico Mike Lynch, la figlia 18enne Hannah, il presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer con la moglie, il legale di Lynch Chris Morvillo e la moglie Nada.
Palermo – Sono riprese stamani alle prime luci dell’alba le ricerche dei sei dispersi nel naufragio del veliero Bayesian, affondato lunedì mattina a Porticello (Palermo).
Le squadre di speleo sommozzatori dei vigili del fuoco, arrivate da Roma, Sassari e Cagliari, ispezioneranno il relitto del Bayesian, che si è inabissato sui fondali, a circa 50 metri di profondità, alla ricerca dei sei dispersi che ancora mancano all’appello e che verosimilmente sono rimasti intrappolati all’interno dell’imbarcazione. Tra di loro ci sono il tycoon britannico, e proprietario dello yacht, Mike Lynch, la figlia 18enne Hannah, il presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer con la moglie, il legale di Lynch Chris Morvillo e la moglie Nada. Festeggiavano la recente assoluzione dalle accuse di truffa per un affare da 11 miliardi di dollari nel settore informatico.
Purtroppo le condizioni di lavoro in cui si trovano i sommozzatori sono a dir poco problematiche. Dopo la prima immersione di ieri, il responsabile della comunicazione in emergenza del comando generale dei vigili del fuoco, Luca Cari, ha spiegato le difficoltà che si stanno incontrando, a partire dai tempi di immersione, che sono molto stretti. Le squadre, spiega Cari, «sono composte da 2 speleo sub che devono affrontare difficoltà notevoli. A quella profondità infatti, possono rimanere sott’acqua per 12 minuti massimo, di cui due servono per scendere e salire. Dunque il tempo reale per poter effettuare le ricerche è di 10 minuti a immersione».
La scena su cui stanno operando i sommozzatori, dice ancora Cari, «è una Concordia in piccolo: all’interno del veliero gli spazi sono ridottissimi e se si incontra un ostacolo è molto complicato avanzare, così come è molto difficile trovare dei percorsi alternativi». Al momento i sub sono riusciti a ispezionare il solo ponte di comando, «che è pieno di cavi elettrici», e non hanno trovato nessuno in quella zona. Dall’esterno non si riesce a vedere nulla dentro lo yacht e dunque al momento non è stato individuato alcun corpo. I vigili del fuoco, dice ancora Cari, dopo esser entrati da una scaletta nel salone stanno ora cercando di trovare il punto migliore per entrare e lavorare in sicurezza. «Abbiamo individuato una vetrata dalla quale potremmo entrare. Ma è chiusa dall’interno e spessa 3 centimetri, dunque dobbiamo riuscire a rimuoverla e poi potremmo avanzare meglio all’interno».
Ieri i sub avevano recuperato il corpo di un componente dell’equipaggio, il cuoco Ricardo Tomas, ma non erano riusciti ad andare oltre il ponte di comando, ostacolati della presenza di suppellettili che impediscono il passaggio. Altre 15 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, sono invece state tratte in salvo: tra loro anche una bambina.
Intanto incominciano ad affiorare i particolari di quanto accaduto. Spunta un video ripreso dalle telecamere di una villa che si trova a 200 metri dal luogo del naufragio, che riprende l’affondamento. “In appena sessanta secondi – racconta il proprietario della villa all’Ansa – si vede che la nave sparisce. Casualmente dopo il clamore della notizia ho guardato le telecamere. Me lo hanno detto i miei figli. Di una ventina di telecamere installate nell’abitazione solo una non è stata disturbata dal vento e dalla pioggia. Si vede benissimo quello che succede. Per l’imbarcazione non c’è stato nulla da fare. È sparita in pochissimo tempo”.
Per una tragica coincidenza, nei giorni scorsi – sabato, per la precisione – un altro coimputato al processo per frode dello scorso giugno in cui era coinvolto il tycoon scomparso nel naufragio, è morto investito da un’auto. Si tratta di Stephen Chamberlain, un ex top manager della multinazionale dell’informatica Autonomy, anch’egli assolto negli Usa, ed è stato travolto mentre correva nella contea inglese del Cambridgeshire.
L’ex vicepresidente finanziario dell’interno dell’azienda era accusato di aver gonfiato artificialmente i conti di Autonomy al fine di spingere il colosso americano Hewlett-Packard (Hp) ad acquisirla nel 2011 per 11,1 miliardi di dollari.