Il 2024 rischia di polverizzare il record del 2022, “annus horribilis” con 85 morti dietro le sbarre. Una tragedia che sembra non avere fine.
Roma – La notizia del detenuto che si è tolto la vita a Cremona in queste ore sembra non sorprendere più nessuno, visto che il bollettino di morte che arriva quotidianamente dalle carceri italiane è ogni giorno più impietoso. Quello di Cremona, protagonista un marocchino di 31 anni recluso con l’accusa di rapina e violenza sessuale, è il 62esimo dall’inizio dell’anno e rappresenta la punta dell’iceberg dell’emergenza. Nell’estate calda delle carceri si continua a morire dietro le sbarre e il 2024 rischia di polverizzare il record del 2022, “annus horribilis” con 85 suicidi dietro le sbarre.
Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sappe racconta che il detenuto morto a Cremona “aveva sottratto un mestolo dalla cucina e aveva litigato con un altro recluso, per questo era stato recentemente ripreso. Poi non è voluto rientrare in Sezione e ha attuato il gesto estremo, anche se sembrerebbe che abbia voluto fare un’azione dimostrativa ed invece è morto”. Spesso, questi eventi, “oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri agenti che devono intervenire”, prosegue la nota. “Si tratta spesso di poliziotti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi”.
Il carcere di Cremona, noto per le sue condizioni assai critiche, è attualmente in una situazione di grave sovraffollamento. Con una capienza ufficiale di 394 posti, ospita al momento 543 detenuti, superando il 112% della sua capacità. I sindacati locali della polizia penitenziaria hanno denunciato a lungo le difficili condizioni di lavoro dovute non solo al sovraffollamento, ma anche alla carenza di personale. Attualmente, il carcere conta solo 168 agenti di polizia penitenziaria su 223 posti previsti. Ma l’istituto lombardo non è un caso isolato e non rappresenta un’eccezione in una situazione allarmante che accomuna le tante realtà detentive italiane.
La conta dei morti non si arresta, e i suicidi accertati tra i detenuti animano ormai le cronache nere: uno ogni tre giorni circa. Se il drammatico ritmo non dovesse fermarsi, a fine anno il rischio è di arrivare a livelli peggiori di quelli dell’ultimo biennio. Nel 2023 i suicidi accertati sono stati 70 e negli ultimi dieci anni (dal 2014) sono 556 i detenuti che hanno perso la vita in carcere. Se si aggiungono i dati del 2024 il bilancio supera le 600 bare, incrociando i dati di Antigone, associazioni che operano nelle carceri e Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Cifre che trascinano dietro di sé storie di disperazione, tra patologie psichiatriche, povertà e fragili. Due le donne che si sono tolte la vita, una a Bologna e l’altra nel carcere torinese di Le Vallette, per un’emergenza che non conosce anagrafe. L’età media dei suicidi è circa 40 anni, ma il bollettino mortale conta un ultrasessantenne e sei ragazzi (18-25 anni).
La maggior parte delle persone che si è tolta la vita in carcere era accusata o era stata condannata per reati contro la persona (31, pari al 53,45%): 13 per omicidio (tentato o consumato), 8 per maltrattamenti in famiglia e 4 per violenza sessuale. A seguire i reati contro il patrimonio (18) e di droga. Quanto alla durata della permanenza presso il carcere nel quale è avvenuto l’evento, risulta che 30 persone, pari al 51,8%, si sono suicidate nei primi sei mesi di detenzione; di queste 7 entro i primi 15 giorni, 3 addirittura entro i primi 5 dall’ingresso.
Nell’ultimo dossier del Garante dei detenuti emerge che circa una persona su due si è tolta la vita nei primi sei mesi di detenzione; di queste sei entro i primi 15 giorni, tre delle quali addirittura entro i primi cinque dall’ingresso. Solo circa il 38% dei morti risulta condannato in via definitiva. Tra le situazioni più allarmanti – con più suicidi – ci sono il carcere Poggioreale a Napoli, gli istituti di Pavia e Verona e le celle di Regina Coeli a Roma.
Sono 61.140 i detenuti presenti nelle carceri italiane: i posti disponibili ammontano a 46.982, rispetto alla capienza regolamentare di 51.269, per un indice di sovraffollamento del 130,06% a livello nazionale. Sono alcuni dei dati – aggiornati al 31 luglio – resi noti da Felice Maurizio D’Ettore. Sono 150 (pari al 79%) gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito che in 50 casi risulta superiore al 150%, con il picco record del 231,15% per Milano San Vittore. La quasi totalità delle regioni (17) registra un indice di affollamento superiore agli standard e solo tre si collocano al di sotto della soglia regolamentare.