Sanità, dopo l’ok al decreto liste d’attesa ora si cercano le risorse

Il ministro della Salute lavora per cercare di ottenere in sede di manovra ulteriori fondi, le Regioni attendono di capire la ricaduta sulle loro casse.

Roma – Approvata la legge sulle liste d’attesa, le Regioni fanno i conti per capire la ricaduta delle misure sulle casse locali. Il ministro della Salute Orazio Schillaci è già al lavoro per cercare di ottenere in sede di manovra ulteriori risorse. Intanto la Conferenza delle Regioni e Province Autonome ha raggiunto l’intesa sulla proposta di riparto del Fondo sanitario nazionale per l’anno 2024 che si attesta a 134.015 miliardi di cui 128.302.813.418 come Fabbisogno indistinto. 

È stata ripartita anche la quota premiale 2024, che è pari a 670,075 milioni di euro e corrisponde allo 0,5% del livello di finanziamento complessivo. Si attiverà ora il passaggio ai Ministeri competenti che porterà all’approvazione definitiva da parte del Governo del Fondo Sanitario Nazionale 2024 in sede di Conferenza Stato-Regioni. Il ministro Schillaci ha assicurato che “nella prossima finanziaria chiederò che vengano previsti più fondi per la sanità“. Il ministro ha difeso l’importanza del provvedimento contro le liste di attesa, ma resta il tema delle risorse umane. 

“Noi dal 2025 avremo un nuovo calcolo del fabbisogno e speriamo di potere superare il tetto di spesa e di potere assumere più medici, più infermieri, più operatori sanitari“, sono le parole del ministro. E sulle risorse finanziarie e sul rischio che la norma sia una scatola vuota, risponde: “È chiaro che questo provvedimento non può essere lasciato da solo e stiamo lavorando per avere risorse in più per il fondo sanitario nella prossima finanziaria”. Intanto un tassello importante del quadro si è riempito appunto per le Regioni con il riparto del fondo: al Piemonte arriveranno 315 milioni di euro in più, sottolinea il presidente della Regione, Alberto Cirio, insieme al nuovo assessore alla Sanità, Federico Riboldi. “È un grande risultato – hanno affermato – che per il Piemonte vede incrementare il fondo sanitario di circa 315 milioni di euro rispetto al 2023. Il risultato, al quale lavoriamo da mesi, conferma la sicurezza dei conti in sanità, e serve anche a coprire gli incrementi contrattuali e a migliorare il livello delle prestazioni, per garantire ai cittadini una sanità sempre più efficiente e vicina ai loro bisogni”.

“Nonostante l’urgenza e la gravità della condizione nella quale versa la sanità italiana a causa delle liste d’attesa, le soluzioni varate dal Governo centrale sono insufficienti, prive di risorse e mal concepite e rischiano di aggravare ulteriormente il problema. Invito il Governo a rivedere le proprie decisioni e a collaborare attivamente con le amministrazioni regionali per individuare soluzioni più adeguate e condivise. Solo attraverso un dialogo costruttivo potremo superare questa emergenza e garantire ai cittadini un servizio sanitario efficiente e tempestivo”, ha detto invece il presidente della Commissione Sanità della Regione Campania, Enzo Alaia, che annuncia la convocazione di una seduta ad hoc dell’organismo consiliare.

Il decreto voluto dal ministro Schillaci si compone di 7 articoli. Il primo istituisce la Piattaforma nazionale delle liste di attesa, gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) che dovrebbe assicurare l‘interoperabilità con le altre piattaforme delle liste di attesa relative a ciascuna Regione e Provincia autonoma. La piattaforma si propone di agevolare i cittadini nell’accesso ai servizi sanitari, ma si rivolge anche al personale medico, che potrà servirsene per prendere in carico pazienti, così come alle strutture sanitarie al fine di gestire e organizzare le prenotazioni. La Piattaforma nazionale dovrebbe riuscire poi a migliorare il monitoraggio e la misurazione delle prestazioni in lista di attesa su tutto il territorio nazionale.

Tra le novità c’è poi la cosiddetta norma ‘salta fila’, che dovrebbe aiutare a superare i ritardi nelle visite. Per potenziare l’offerta assistenziale ambulatori e laboratori rimarranno aperti anche nel weekend e i tempi di erogazione delle prestazioni potranno essere prolungati. Le Asl inoltre,  potranno avvalersi di privati convenzionati o che operano in ospedale per permettere ai pazienti colpiti dal ritardo di ricevere la prestazione in tempi più ragionevoli. In caso di necessità dunque, sarà il direttore generale dell’Asl a indirizzare il cittadino al privato disponibile.

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