“Ti ammazzo, ti ammazzo” e pistola alla tempia: dottoressa rapinata in ambulatorio nel Milanese

Beatrice Tagliavini è stata aggredita da due nordafricani nel suo studio. A far entrare i banditi una paziente. “Mi è sembrato un incubo”.

Milano – Rapinata nel suo ambulatorio mentre era presente l’ultima paziente della giornata. Questa la brutta avventura della dottoressa di Medicina generale Beatrice Tagliavini, che opera da anni a San Giuliano Milanese. “Avevo la pistola puntata alla tempia e, via via, il malvivente premeva contro la mia testa sempre di più: ho pensato di morire”, ha raccontato la vittima, come riporta Sky Tg24.

Beatrice Tagliavini

“Mi è sembrato un incubo – ha spiegato la dottoressa ricordando che i rapinatori erano due – Uno mi ha detto ‘Ti ammazzo, ti ammazzo, sono armato, ti ammazzo’. Mi sono detta ‘Mi ammazza'”. I rapinatori, due nordafricani, hanno poi arraffato quanto potevano e sono fuggiti.

Quel giorno era a fine turno, nella sala d’attesa c’era ancora una paziente: “Avevo quasi finito – ha raccontato ancora la donna -, la porta dell’ambulatorio era già chiusa. I rapinatori, in due, hanno suonato il campanello. La paziente ha aperto, è tornata da me e mi ha detto: ‘Ci sono due tipi strani’. Mentre mi avvicinavo alla porta, uno ha alzato la mano con una pistola. Poi ha detto: ‘La ammazzo, la ammazzo, sono armato, la ammazzo’. Mi sono detta: ‘Mi ammazza’. Sono indietreggiata, lui mi ha spinta al mio tavolo e lì mi ha messo la pistola alla testa continuando a dirmi, costantemente urlando: ‘Ti ammazzo’. Io sono stata muta”.

La preoccupazione di AILA

Solidarietà alla vittima è stata espressa da AILA, Onlus Ets Associazione Italiana Lotta Abusi, che ha commentato con “profonda preoccupazione” l’accaduto ribadendo la necessità di tutelare la sicurezza di medici e pazienti. “Episodi di violenza come questo non possono essere tollerati – si legge in una nota diffusa alla stampa -. Occorre intervenire con urgenza per garantire un ambiente sicuro negli ambulatori medici, dove medici e pazienti devono poter svolgere il proprio lavoro e ricevere le necessarie cure senza timore di aggressioni”.

“Per questo motivo – prosegue la nota – , l’Associazione propone l’installazione di telecamere di sorveglianza negli studi medici come deterrente contro i malintenzionati e strumento utile per le indagini in caso di reati. Le immagini registrate possono essere utili per identificare i colpevoli e assicurarli alla giustizia, oltre a scoraggiare i potenziali aggressori. Invitiamo le istituzioni competenti ad adottare con urgenza misure concrete per garantire la sicurezza negli ambulatori medici”.

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