Covid: accolto ricorso contro Commissione Ue, “acquisto dei vaccini poco trasparente”

La Corte di giustizia accoglie l’istanza di cittadini e parlamentari. Ma l’istituzione replica: “Da noi equilibrio”, minaccia azioni legali.

Lussemburgo – Il secondo tribunale europeo ha dichiarato mercoledì che la Commissione europea non ha fornito al pubblico un accesso sufficiente ai contratti di acquisto per i vaccini Covid-19 durante la pandemia, confermando un ricorso presentato dai legislatori dell’Ue contro la gestione degli accordi da parte dell’esecutivo comunitario. L’esecutivo dell’Ue ha firmato una serie di contratti di grandi dimensioni per assicurarsi vaccini da diverse aziende farmaceutiche al culmine della pandemia covid nel 2020 e 2021. Pronta la replica della Commissione europea che insorge dicendo che “ha dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico, compresi i deputati al Parlamento europeo, all’informazione e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti” sui vaccini anti-Covid-19, “che avrebbero potuto comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti”.

L’esecutivo Ue rivendica il rispetto “dei principi di apertura e trasparenza” e “esaminerà attentamente le sentenze”, riservandosi “le proprie opzioni legali”. Ma i legislatori del Parlamento europeo volevano esaminare i contratti per comprenderne i termini e le condizioni, ma hanno ottenuto solo un accesso parziale, mentre alcuni documenti sono stati redatti, con la Commissione che ha affermato che ciò è stato fatto per proteggere gli interessi commerciali e il processo decisionale. I legislatori hanno poi presentato le loro rimostranze al Tribunale di Lussemburgo, che ha dichiarato che la Commissione non ha dimostrato che l’accesso a determinate clausole avrebbe compromesso gli interessi commerciali delle aziende coinvolte.

Vaccini anti-covid

Il Tribunale ha inoltre affermato che la Commissione avrebbe potuto fornire maggiori informazioni sulle dichiarazioni dei membri del team che ha negoziato i contratti in merito all’assenza di conflitti di interesse. “La Commissione non ha tenuto sufficientemente conto di tutte le circostanze rilevanti per ponderare correttamente gli interessi in gioco”, ha dichiarato il tribunale. Nel 2020 e nel 2021 – spiega il Tribunale di Lussemburgo – sono stati stipulati tra la Commissione e alcune imprese farmaceutiche contratti di acquisto di vaccini contro la Covid-19: circa 2,7 miliardi di euro sono stati rapidamente resi disponibili per effettuare un ordine fermo di oltre un miliardo di dosi di vaccino.

Nel 2021 alcuni deputati europei e alcuni privati hanno chiesto, sulla base del regolamento sull’accesso ai documenti, l’accesso a tali contratti e a taluni documenti a essi relativi per comprenderne i termini e le condizioni e per assicurarsi che l’interesse pubblico fosse tutelato. Poiché la Commissione ha concesso solo un accesso parziale a tali documenti, che sono stati messi in rete in versioni oscurate, i deputati europei interessati e alcuni privati hanno investito il Tribunale dell’Unione europea di domande di annullamento. Nelle sue sentenze, il Tribunale accoglie parzialmente entrambi i ricorsi e annulla le decisioni della Commissione nella parte in cui esse contengono irregolarità. 

Per quanto riguarda le clausole dei contratti relative all’indennizzo delle imprese farmaceutiche da parte degli Stati membri per eventuali risarcimenti che esse dovrebbero pagare in caso di difetto dei loro vaccini, il Tribunale sottolinea che il produttore è responsabile del danno causato da un difetto del suo prodotto e la sua responsabilità non può essere soppressa o limitata, nei confronti del danneggiato, da una clausola esonerativa o limitativa di responsabilità ai sensi della direttiva 85/374 2. Esso rileva nondimeno che nessuna disposizione della direttiva 85/374 vieta a un terzo di rimborsare gli importi pagati a titolo di risarcimento da un produttore a causa della difettosità del suo prodotto.

Si ricorda infine che la ragione per la quale le clausole relative all’indennizzo sono state integrate nei contratti, vale a dire compensare i rischi corsi dalle imprese farmaceutiche connessi all’abbreviazione del termine di messa a punto dei vaccini, era stata avallata dagli Stati membri ed era di dominio pubblico. Un ricorso, dunque, per la Corte di Giustizia assolutamente fondato. La Commissione non ci sta e minaccia azioni legali, la guerra dei vaccini è appena iniziata.

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