Ponte sullo Stretto, interviene l’Anac: “Va fissato un termine per l’approvazione”

Il presidente Busia alla Commissione Ambiente della Camera: “Per il progetto esecutivo ci vogliono date certe e trasparenza sui costi”.

Roma – Ponte sullo Stretto. Ora interviene anche il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia. Ascoltato in Commissione Ambiente della Camera dei deputati, così si pronuncia il responsabile dell’Autorità nazionale anticorruzione: “Si è capito che il termine del 31 luglio 2024, inizialmente fissato per l’approvazione del progetto esecutivo, è naturalmente irrealistico e va procrastinato. Però nel decreto viene totalmente cancellato e sarebbe opportuno invece fissare un termine: averlo è essenziale per valutare lo svolgimento dell’opera”.

Busia, che ha espresso più volte riserve sull’operazione, invoca pure una visione unitaria nella costruzione della grande opera: “Il ponte deve avere un progetto esecutivo unitariamente considerato. Altrimenti si rischierebbe di approvare singole fasi del progetto senza essere certi che queste fasi vadano a collegarsi l’una con l’altra”. Da parte sua, invece, l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, esclude il rischio d’incompiuta.

Giuseppe Busia

Per il presidente di Anac, altro elemento chiave è la trasparenza non solo rispetto ai tempi ma soprattutto ai costi (circa 14 miliardi): “Se il ministro ha bisogno di più esperti, è giusto che possa avvalersene ma la cosa importante è che l’asseverazione, che ha a che fare con oneri, costi e piano finanziario, sia affidata anche alla Corte dei conti, oltre che al Cipe e alle commissioni parlamentari”. Due settimane fa il comitato cittadino messinese “Invece del ponte” ha presentato alla direzione generale del Mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle Pmi della Commissione Europea una richiesta “per valutare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea a carico dell’Italia sull’appalto per la progettazione e costruzione di un ponte sullo Stretto di Messina“.

La denuncia segnalava che i provvedimenti adottati nel 2023 da governo e parlamento italiani per riattivare i contratti “potrebbero violare la Direttiva 2014/24/Ue che obbliga a bandire una nuova gara d’appalto se il valore del contratto cresce oltre il 50% del valore iniziale”. Rilevato che il “progetto non espone i necessari elaborati di stima né il piano economico e finanziario“, veniva evidenziato che il documento di aggiornamento analisi costi-benefici riferisce soltanto un costo totale dell’investimento di 13,5 miliardi di euro, di cui 10,855 miliardi per ‘Affidamento al Contraente Generale’. In base al piano economico e finanziario dell’opera sottoscritto il 21 settembre 2009, il valore originario del contratto era 3.879.600.000 di euro, e l’aggiornamento prezzi contrattualmente previsto lo portava a 4.544.906.000 di euro”.

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