Decapita il fratello e confessa: “L’ho ucciso perché aveva il demonio in corpo”

Brutale assassinio a colpi d’ascia nel Beneventano. Benito Miarelli, ex cameriere disoccupato, ha infierito su Annibale al termine dell’ennesima lite familiare.

PANNARANO (Benevento) – “ Era un invasato, aveva il demonio in corpo cosi l’ho ucciso ma non ricordo come…”. Queste sono le parole che Benito Miarelli, 57 anni, ex cameriere, avrebbe profferito davanti al Gip del tribunale di Benevento, Vincenzo Landolfi, alla presenza del suo difensore, avvocato Teodoro Reppucci, in merito all’omicidio del fratello Annibale di 65 anni, ex operaio. Quest’ultimo sarebbe stato ucciso dal germano con diversi colpi di accetta che gli avrebbe mozzato di netto la testa poi gettata dal balcone per mano del presunto assassino, reo confesso. La vittima, vedovo e con un figlio morto a 30 anni, aveva lavorato come operaio in una ditta di infissi di alluminio a Roma.

Benito Miarelli

Dopo le due tragedie familiari l’uomo aveva deciso di tornare nel suo paese natio, a Pannarano, piccolo centro in provincia di Benevento al confine tra Sannio e Irpinia. In via Piano, alla periferia del paese campano, insiste la casa di famiglia dove da anni abitava Benito Miarelli, fratello di Annibale. Tra i due congiunti i litigi erano all’ordine del giorno e la convivenza, sin da subito era apparsa impossibile. Non c’era santo giorno che Benito non avesse da ridire su qualsiasi cosa facesse Annibale che, come sembra, avrebbe sempre gettato acqua sul fuoco. Il fratello minore aveva lavorato per anni nella ristorazione ma attualmente era disoccupato e il suo stato di disagio economico e sociale lo rendeva particolarmente nervoso ed irascibile, stante alle confidenze di parenti e amici.

Per sbarcare il lunario Benito, che avrebbe avuto anche problemi di etilismo,  si arrangiava come poteva con piccoli lavoretti e sussidi statali e pare fosse seguito con attenzione dai servizi sociali comunali. Nulla però che, nel tempo, potesse mettere in dubbio le sue facoltà mentali. Annibale, come sembra, avrebbe tentato di prendersi cura del fratello senza riuscirci appieno. La sera del 4 luglio scorso, dopo cena, i difficili equilibri fra i due congiunti si sarebbero guastati e dopo l’ennesimo alterco Annibale avrebbe deciso di andarsene a letto forse per evitare il peggio. Ma, voltato le spalle a Benito, quest’ultimo lo avrebbe aggredito con un’ascia in mano con la quale avrebbe sferrato alcuni fendenti micidiali che avrebbero reciso di netto la testa della vittima. Benito avrebbe poi gettato dal balcone il cranio insanguinato del fratello.

La casa dove è avvenuto il brutale omicidio posta sotto sequestro

A questo punto scattava l’allarme dato da alcuni vicini di casa che allertavano il 112 su richiesta dell’omicida . Sul luogo giungevano gli inutili soccorsi del 118 ed i militari della Compagnia di Benevento che arrestavano Benito Miarelli con ancora il macabro “trofeo” fra le mani. L’uomo, dopo le incombenze di rito, veniva trasferito nel carcere di contrada Capodimonte a Benevento con l’accusa di omicidio volontario su richiesta del Pm Marilia Capitanio, atteso il pericolo di reiterazione del reato da parte dell’indagato che ha ammesso le proprie responsabilità con qualche particolare inquietante. Il presunto fratricida, infatti, avrebbe riferito al Gip di essere stato indotto ad uccidere il fratello, secondo lui posseduto da Satana, da una presunta congrega, detta di Sant’Antonio, i cui ipotetici proseliti sarebbero tutti esorcisti. In più Benito avrebbe sentito delle voci, dentro di sé, che avrebbero rafforzato la sua convinzione priva di alcun riscontro.

Via Piano presidiata subito dopo il fratricidio

L’uomo, al momento dell’arresto in stato confusionale, non riferiva un movente valido dunque il legale di fiducia non esclude di richiedere una perizia psichiatrica nonostante il Gip Landolfi, dopo l’interrogatorio di garanzia, non abbia evidenziato “elementi da cui desumere che, al momento del fatto, Benito fosse affetto da patologie psichiche di intensità tali da compromettere le sue capacità mentali. Infatti, in precedenza, nessuno avrebbe riferito di comportamenti violenti dell’indagato nei riguardi di chicchessia e compatibili con uno squilibrio psichico o altre patologie psichiatriche. La terribile sequenza dell’aggressione a colpi d’ascia è stata confermata dall’autopsia, eseguita dal medico legale Emilio D’Oro su incarico della pubblica accusa. Mentre Annibale era ancora sveglio il fratello gli avrebbe assestato in primo colpo di scure per poi farne seguire diversi altri sino alla decapitazione. Solo cosi Lucifero sarebbe stato sconfitto.

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