Elezioni in Francia, rischio ingovernabilità: tutti i possibili scenari dopo i ballottaggi

In queste ore 49 milioni di francesi si recano alle urne per eleggere la nuova Assemblea nazionale, al secondo turno. In vantaggio Rn.

Parigi – In queste ore 49 milioni di francesi si recano alle urne per eleggere la nuova Assemblea nazionale. Ma secondo gli ultimi sondaggi, il rischio di ingovernabilità è molto alto, visto che il Rassemblement National (che ha vinto il primo turno) non è destinato a ottenere la maggioranza assoluta fissata a 289 seggi. E dunque restano aperti diversi scenari sul futuro di Parigi.

Il primo vede Emmanuel Macron consegnare comunque a Jordan Bardella le chiavi del Paese, ma affinché il governo sia stabile il Rn non deve allontanarsi troppo dalla maggioranza assoluta (cosa che, invece, starebbe accadendo secondo i sondaggisti). Il secondo scenario apre le porte a un governo tecnico con personalità rispettate da tutti, a partire dal primo ministro. Il terzo, invece, vede una grande coalizione alla tedesca in funzione anti-lepenista, con il partito di Macron e dell’attuale premier Gabriel Attal insieme al Nuovo Fronte Popolare, cioè alla sinistra. Così l’estrema destra resterebbe fuori dall’esecutivo.

Dopo i 76 deputati eletti al primo turno, oggi 7 luglio 49 milioni di francesi si recano alle urne per i 501 seggi ancora da assegnare. Nello scorso round, il Rassemblement National è riuscito a conquistare 39 seggi e oggi se la giocherà in 353 duelli, 86 triangolari e due quadrangolari. Il Nuovo Fronte Popolare ha già eletto 32 deputati, e in queste ore se la vedrà in 208 testa a testa, 89 sfide fra tre candidati e due quadrangolari. Ensemble, invece, ha vinto solo due circoscrizioni finora e affronterà 161 duelli, 70 sfide a tre e due quadrangolari.

Secondo gli ultimi sondaggi degli istituti francesi, la destra dovrebbe ottenere tra i 170 e i 210 seggi, certamente di più delle ultime legislative risalenti al 2022 ma non sufficienti per avere la maggioranza assoluta, fissata a 289 deputati. Il Nuovo Fronte Popolare dovrebbe riuscire a ottenere 140-180 seggi, poche decine più delle ultime legislative. La forbice si riduce ulteriormente per Ensemble di Macron e Attal con 115-155 seggi, circa un centinaio in meno delle elezioni del 2022. Il partito gollista repubblicano avrebbe infine dai 40 ai 60 seggi. Insomma, una situazione tutt’altro che stabile e che apre a diversi scenari quando le urne si chiuderanno e si procederà allo spoglio.

Il primo scenario è quello di un governo a guida Jordan Bardella. Ciò potrebbe accadere qualora l’estrema destra avesse la maggioranza assoluta (molto improbabile) o comunque si avvicinasse tanto da poter contare sull’aiuto di altri deputati. A tal proposito, Marine Le Pen ha assicurato che ci sono almeno “trenta” parlamentari disponibili. Ma attenzione: Macron potrebbe decidere di dare l’incarico direttamente a Bardella anche in presenza di risultati non eccelsi del Rn, in modo tale da condurlo a una sorta di impasse, una situazione senza via d’uscita. Ma le Olimpiadi si avvicinano e un governo instabile non è la soluzione migliore per tutto il Paese.

Marine Le Pen e Emmanuel Macron

Il secondo scenario è quello di un governo tecnico. Cosa si intende esattamente? Si tratta di un esecutivo “provvisorio” guidato da una personalità politica rispettata da tutti. Il nome che circola in queste ore è quello di Charles de Courson, da trent’anni in Parlamento e membro del gruppo liberal Liot. E i restanti componenti? Come già accaduto in Italia, sarebbero ministri che in realtà sono tecnici, chiamati a lavorare a specifiche missioni: la legge di Bilancio, la gestione degli affari correnti e l’organizzazione delle Olimpiadi di Parigi. Tale esecutivo potrebbe restare in carica fino alla prossima estate, quando Macron potrebbe indire nuove elezioni.

Il terzo scenario è quello di una grande coalizione di stampo tedesco. Sarebbe un modo per lasciare fuori dal governo l’estrema destra: la maggioranza, infatti, vedrebbe un’alleanza multicolore che va dai gollisti ai comunisti. Tale soluzione è quella preferita dall’attuale premier Attal. Ed è stata evocata anche dallo stesso Macron, che nelle scorse settimane aveva parlato di una “federazione di progetti”, formata da quegli esponenti politici che “non si riconoscono nella febbre estremista” e che “possono lavorare per costruire, governare la Francia, per la Repubblica”. Con questo governo di larghe intese si confermerebbe la linea di politica estera che ha visto il sostegno all’Ucraina e, internamente, si lavorerebbe a un rafforzamento dei servizi pubblici.

Come detto, è quasi certo che il Parlamento francese resterà senza maggioranza. Se le previsioni saranno confermate, l’emiciclo sarà infatti diviso in tre blocchi: da una parte Le Pen e Bardella, dall’altra il Nuovo Fronte Popolare di Mélenchon e Glucksmann, con al centro Macron e Attal. Ma attenzione: l’alleanza di sinistra anti-lepenista è unita solo dall’opposizione al Rn ma molto divisa al suo interno. E i quattro partiti che lo compongono (socialisti, comunisti, ecologisti e France Insoumise) potrebbero ridividersi e formare singole alleanze.

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