Bozzoli in fuga da solo. Rientrati a Brescia la compagna e il figlio

Sulle indagini l’ombra di un depistaggio: se il latitante era in Spagna con la famiglia da dieci giorni, chi guidava la sua auto intercettata nel Bresciano la mattina del 24 giugno?

Brescia – Sono ore cruciali per la caccia a Giacomo Bozzoli, il 39enne della provincia di Brescia condannato in definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, secondo i giudici ammazzato dal nipote che poi ne avrebbe fatto scomparire il corpo gettandolo nell’altoforno della fonderia di famiglia.

Bozzoli prosegue la sua fuga in solitaria. Sono infatti rientrati in treno dalla Spagna in Italia la compagna, Antonella Colossi, e il figlio. Sono stati i genitori di lei a chiamare i carabinieri per avvisare che la donna e il bambino avevano fatto rientro a Brescia. La donna, che non è indagata, sarà interrogata dagli inquirenti nelle prossime ore. Intanto si infittisce il giallo della scomparsa di Bozzoli. In base alla ricostruzione degli inquirenti la famiglia unita avrebbe trascorso dieci giorni, dal 20 al 30 giugno, in un albergo nel Sud del Paese, a Marbella.

Bozzoli in fuga dopo la conferma della condanna all’ergastolo

Poi i loro destini si sono divisi. Il 1 luglio, in un altro albergo della stessa località, è risultato registrato solo il passaporto di lei, mentre Bozzoli, probabilmente dopo aver saputo della condanna definitiva all’ergastolo, ha proseguito la fuga altrove. Da quella data, quando è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio, il nome dell’imprenditore 39enne bresciano è scomparso dai radar. 

La coincidenza delle date con la pronuncia della condanna lasciano pensare ad una fuga premeditata da giorni. E a questo punto assumono un valore diverso, quello di un beffardo depistaggio, le tracce lasciate la mattina del 24 giugno dalla Maserati Levante intestata al fuggiasco, intercettata dai lettori di targa tra le 5.51 e le 6.03 tra Manerba del Garda e Desenzano, in provincia di Brescia. Chi era al volante della vettura? E’ una delle domande alle quale gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa