Intimidazioni e violenze sulla donna e i genitori se non accompagnavano la piccola dai nonni paterni. E agli incontri il boss usava i bambini come scudi umani.
Napoli – Cortei armati per scortare i nonni paterni durante gli incontri con la nipotina, la madre picchiata per non averla accompagnata dagli stessi nonni, i consuoceri minacciati ripetutamente di morte. Questo l’inferno quotidiano toccato in sorte ad una famiglia completamente estranea agli ambienti malavitosi la cui figlia aveva vissuto una relazione, poi interrotta, con Salvatore De Martino, rampollo della famiglia storicamente al vertice di una delle fazioni della camorra attiva nell’area orientale di Napoli e, in particolare, nel quartiere Ponticelli.
Dalla relazione è nata una bambina, oggi di tre anni, della quale tanto il padre, detenuto, quanto i nonni pretendevano l’affidamento, in totale assenza di alcuna regolamentazione giudiziaria, imposto con atti persecutori, lesioni personali e detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso, reati per i quali i carabinieri di Torre del Greco hanno eseguito oggi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli, su richiesta della Dda.
Gli arrestati, tutti contigui al clan De Martino, sono stati trasferiti presso il carcere di Secondigliano e di Santa Maria Capua Vetere. Gli investigatori hanno documentato l’esecuzione di veri e propri cortei armati degli affiliati al gruppo camorristico in questione per scortare i nonni paterni in occasione dei quotidiani prelievi e delle riconsegne della bambina.
In una occasione, la bambina stava male e la madre decise di farla rimanere a casa a riposare dopo un mal di pancia. Una decisione che, però, non piacque affatto alla famiglia dell’ex: la donna, insieme con sua madre, fu pestata “prima presso un negozio gestito da cittadini cinesi, poi presso la sua stessa abitazione“. L’aggressione avvenne davanti alla “silente e compiaciuta presenza degli stessi” nonni paterni e della bambina, che all’epoca dei fatti aveva poco più di un anno, che era in braccio alla nonna paterna. Il nonno, da parte sua, minacciò anche la donna e la sua famiglia di non andare a denunciare “evocando il proprio predominio criminale” nel quartiere Ponticelli.
Un altro episodio ricostruito dagli inquirenti chiama in causa anche il padre della bambina che minacciò di morte la donna, anche puntandole una pistola alla testa “intimandole di fargli vedere regolarmente la figlia”. “Fin dalla nascita”, nel 2021, al momento in cui fu arrestato, nell’agosto del 2023, “era solito minacciare” la donna: “ci sarebbero state conseguenze nefaste” nel caso in cui avesse iniziato una nuova relazione. Nella vita della figlia “non dovevano esservi altri uomini“, scrive ancora il gip di Napoli.
Le comunicazioni costanti dal carcere dove il padre della bimba contesa era rinchiuso avvenivano “tramite un profilo Instagram” con la complicità di una guardia penitenziaria. È quanto si legge nell’ordinanza relativa agli arresti. “Ci ho parlato spesso – racconta la donna – e so che viene messo a conoscenza di tutto quello che accade”. Così, di fronte a ogni ‘frizione’, qualcuno dall’esterno inviava un messaggio a Salvatore De Martino chiedendogli di chiamare “appena possibile”. È la stessa madre della bambina contesa a raccontare ancora che De Martino si era raccomandato di “non contattarlo a inizio settimana, ma nel fine settimana” perché “c’è una guardia penitenziaria che è d’accordo con lui che gli consegna il telefono”.
Dalle indagini dei carabinieri sono emersi inoltre altri inquietanti particolari sul nonno della bambina, Francesco De Martino, che sapendo di essere nel mirino dei rivali e temendo un agguato di camorra, era solito farsi accompagnare a prendere la nipotina scortato da uomini armati o con altri bambini in automobile da usare come scudo.