Marine Le Pen: la leader di Rn che sogna l’Eliseo nel 2027, con l’ascesa di Bardella

Sconfitta per due volte da Macron, l’avvocata 53enne ora vuole rompere il soffitto di cristallo e guidare finalmente la Francia.

Parigi – Sogna più che mai una rivincita nella prossima corsa all’Eliseo, Marine Le Pen, la leader del Rassemblement National (Rn), sconfitta per due volte da Emmanuel Macron nelle presidenziali del 2017 e del 2022 e che ora potrebbe coronare il sogno di una vita conquistando il potere supremo nel 2027. A 13 anni dal congresso di Tours del 2011, quando sostituì il padre Jean-Marie Le Pen alla guida dell’ex Front National, cominciando così la lunga opera di ‘dediabolisation’ del partito neofascista, l’avvocata cinquantacinquenne paladina della ‘preferenza nazionale’ punta a rompere il ‘soffitto di cristallo’ che per mezzo secolo ha impedito alla Fiamma Tricolore d’Oltralpe di accedere al potere.

Lasciando però che prima di lei, sia il delfino ventottenne, Jordan Bardella, ad assumere il ruolo di primo ministro, in caso di vittoria alle elezioni anticipate di oggi e del 7 luglio. Per Le Pen, il voto a sorpresa convocato da Macron dopo la disfatta alle elezioni Ue del 9 giugno sono un’occasione unica quanto insperata verso l’agognata conquista della presidenza nel 2027. Come sempre nella saga dei Le Pen, politica e famiglia si intrecciano a doppio filo e forse non è un caso se Bardella sia l’ex fidanzato di Nolwenn Olivier, figlia della sorella di Marine Le Pen, Marie-Caroline.

Marine Le Pen e Jordan Bardella

Un ‘cerchio magico’ in salsa bleu-blanc-rouge che oggi consente all’eterna pretendente dell’Eliseo di pilotare il suo delfino di origini italiane a strettissimo giro, malgrado le sfumature, fiduciosa che nei prossimi tre anni lui non la tradirà e incitandolo a rinviare, se non seppellire, alcune promesse elettorali con il pensiero volto all’Eliseo. L’ipotesi di coabitazione con Bardella a Matignon e Macron all’Eliseo è lungi dal consentire la realizzazione di tutte le promesse di Rn e questo rappresenta per Le Pen un alibi perfetto per rivendicare l’Eliseo nel 2027.

Argomento falso, per i detrattori a Parigi, secondo cui in caso di coabitazione il premier ha invece poteri sufficienti per poter governare liberamente il Paese, a prescindere dal cosiddettto ‘domaine reservé’ dell’Eliseo, come dimostrò a suo tempo il socialista, Lionel Jospin, nell’ultima coabitazione con il neogollista Jacques Chirac. L’unico reale ostacolo all’attuazione del programma di Rn, osservano a Parigi, è piuttosto il rispetto dello Stato di diritto: la Costituzione francese vieta infatti misure discriminatorie o discriminanti come la ”preferenza nazionale” promessa dal Rn. Ma pure in questo caso Le Pen può trasformare questo inconveniente in vantaggio, facendone un argomento in chiave presidenziale.

Dalla poltrona dell’Eliseo, avrebbe infatti il potere di avviare profonde modifiche della Carta fondamentale promossa nel 1958 dal Charles De Gaulle (1958) consentendo così l’applicazione del programma lepenista. Intervistata nei giorni scorsi da radio Rtl, lei assicura: “sono pronta a fare enormi sacrifici per il mio Paese e per il mio popolo”. Alla domanda se non avesse preferito mandare Jordan Bardella in avanscoperta per ‘paura’, smentisce seccamente. Paura? “Se avessi temuto qualcosa avrei deciso di piantare fragole, avrei deciso di allevare gatti come mia attività principale”.

Marine Le Pen

E ancora: “Sarei potuta entrare in una molteplicità di professioni in cui non si rischia assolutamente nulla. Permettetemi di dire – ha concluso Le Pen – che il mio percorso può lasciar pensare che sia abbastanza coraggiosa da non avere molta paura di nulla”. Di qui al 2027, la figlia di Jean-Marie Le Pen potrebbe continuare a presiedere i suoi deputati all’Assemblea Nazionale. Tra i fedelissimi, alcuni la incitano a puntare alla presidenza dell’emiciclo, un ruolo che potrebbe contribuire a forgiarle un’immagine di prestigio, rafforzando così la sua statura ‘presidenziale’, nella speranza di spezzare una volta per tutte la cosiddetta ‘maledizione’ dei Le Pen, la lunga serie di sconfitte che per cinquanta anni li ha tenuti lontani dal potere. 

Cinquantatre anni, figlia del controverso politico Jean-Marie Le Pen – che nel 2002 fu il primo candidato di estrema destra ad arrivare al ballottaggio delle presidenziali, contro Jacque Chirac -, Marine Le Pen respira politica fin da bambina. L’episodio che ne marca di più l’infanzia, secondo il racconto che lei stessa ha fatto nella sua autobiografia, è all’età di 8 anni, quando la sera del 1° novembre del 1976 si verifica un attentato con esplosivo davanti alla casa di famiglia di Parigi. Avvocatessa di formazione, muove i primi passi in politica a fianco del padre: nel 1998 viene eletta consigliera regionale per la prima volta, nel 2004 al Parlamento europeo (dove resterà per 13 anni) e a poco a poco guadagna influenza nel partito del padre, il Front National (FN), fino a prenderne la guida nel 2011.

Dal suo arrivo al timone l’obiettivo di Marine Le Pen è stato chiaro: ‘normalizzare’ l’estrema destra. Al punto da espellere Jean-Marie Le Pen, figura ingombrante in particolare per le posizioni antisemite. Il culmine dell’operazione, che i critici definiscono ‘cosmetica’, arriva nel 2018, dopo la sconfitta alle presidenziali contro Macron, con il cambio di nome del partito in Rassemblement national (RN). È come candidata di RN che nel 2020 Marine Le Pen lancia la corsa per le presidenziali 2022. A scombussolare i suoi piani, però, un tentato ‘sorpasso a destra’: un personaggio ancora più radicale, il giornalista e scrittore Eric Zemmour, che ha lanciato la sua candidatura a fine 2021.

Matteo Salvini e Marine Le Pen

Le Pen – che coltiva legami con le destre europee, da Orban a Salvini, che si complimentò quando raggiunse il numero di firme necessarie a lanciare la candidatura – ha avuto da sempre un rapporto privilegiato con Mosca, ricevendo un prestito da una banca russa nel 2014 e incontrando Putin nel 2017. Alla luce della guerra in Ucraina, ha riconosciuto che l’invasione russa ha “parzialmente” cambiato la sua opinione su Putin, ha detto che lui ha “sbagliato” e che lei sostiene il popolo ucraino e i rifugiati vanno accolti. Per sedurre chi non era riuscita a convincere nel 2017, ha ammorbidito retorica e immagine, assumendo un tono meno aggressivo. Non propone più di uscire dall’Unione europea o dall’euro e il suo discorso politico, soprattutto nel mezzo dei rincari legati alla guerra in Ucraina, punta di più sul portafogli dei cittadini.

Ma le sue posizioni nazionaliste sono ancora ben salde: se eletta, vuole un referendum sulla lotta all’immigrazione e per sradicare l’islam politico, vuole porre fine alla possibilità di ricongiungimento familiare per gli immigrati e vuole espellere gli stranieri che non lavorino da almeno un anno e quelli entrati illegalmente; promette di vietare l’uso del velo islamico per le strade, definendola una “uniforme musulmana”. Inoltre vuole inasprire le leggi per ottenere la cittadinanza e armare la polizia municipale nelle città con più di 10mila abitanti. Nelle apparizioni pubbliche, tuttavia, la sua attenzione è più concentrata sui problemi quotidiani della classe media e lavoratrice.

“Ovviamente ritengo che immigrazione e insicurezza siano problemi gravi che hanno bisogno di risposte urgenti, ma non è solo questo”, “sbarcare il lunario mi preoccupa tanto quanto la fine della Francia”, ha detto Le Pen, che promette di attutire l’aumento dei prezzi con misure come il taglio delle tasse sulle bollette, di rimettere nelle tasche dei cittadini fra 150 e 200 euro al mese e vuole aumentare le pensioni mantenendo l’età minima pensionabile a 62 anni.

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