Il negazionismo mondiale incomincia a vacillare. I suoi rappresentanti ne hanno fatte di cotte e di crude mentre i contagi salgono alle stelle. Eppure c'è chi si ostina nel dire che il virus non c'è più.
Roma – “La pandemia è finita”: c’è chi da un mese continua ad affermarlo, mentre i dati di crescita esponenziale del Covid, nel nostro Paese e in Europa, destano preoccupazione ed angoscia. Gli autori di queste affermazioni non sono le solite “mamme informate”, piuttosto la World Doctors Alliance (WDA).
Un’alleanza internazionale di medici, infermieri e professionisti sanitari che si definisce “senza scopo di lucro, con l’intento di condividere esperienze relative al Covid-19 e porre fine alle misure restrittive per ristabilire il benessere psicofisico di tutta l’umanità”. Mica cavoli. E allora abbiamo voluto saperne di più.
Ad oggi non siamo riusciti a capire quanti sono i medici che hanno aderito all’Alleanza. Conosciamo solo il gruppo dei fondatori che, a fine agosto a Berlino, durante la manifestazione contro la “dittatura sanitaria” che portò in piazza 18 mila persone, ha presentato il progetto.
Uno dei fondatori è il dottor Heiko Schöning, arrestato a Londra a fine settembre per aver dichiarato, durante una manifestazione, l’inutilità di mascherine e vaccini. Di lui sappiamo solo che è tedesco e che vive ad Amburgo, prendiamo atto che sia un medico ma eccetto i video delle interviste e dell’arresto, l’unica traccia della sua esistenza è un profilo pubblicato da Founderio.com, una piattaforma di cooperazione digitale per startup.
In una recente lettera inviata al governo britannico – che pure è stato restio all’utilizzo di misure restrittive della libertà personale sin dall’inizio della pandemia – la WDA ribadisce che il Covid-19 è inesistente e praticamente finito da giugno. Analisi condivisibile se potessimo fermare il tempo, almeno fino alla fine dell’estate. Purtroppo da metà settembre il virus ha ripreso a correre. E al galoppo.
I medici hanno contestato anche la metodologia di contenimento, considerando il lockdown una misura dettata dal panico ed un errore monumentale su scala globale. Insomma la cura è stata peggiore della malattia. Probabile che il panico sia stata una delle ragioni che abbiano spinto i governi ad applicare misure estreme.
Cinque anni fa, tale Bill Gates, dichiarò che le società occidentali erano assolutamente impreparate ad affrontare pandemie ma il ragionamento rimane contraddittorio, dopo aver ammesso che il Covid era ai minimi storici a giugno. Difficile pensare che le restrizioni non abbiano contribuito alla riduzione del contagio, in una società dove la mobilità personale anche tra continenti è all’ordine del giorno.
A dimostrazione di questa tesi i medici della WDA portano ad esempio i Paesi che non hanno utilizzato il blocco totale, tra questi la Svezia (unico in Europa). Per rimanere nel Vecchio Continente è necessario sottolineare alcuni aspetti, prima di parlare di modello Svezia. Il paese scandinavo ha una densità di 23 abitanti per kmq, in Italia la densità è di 203. Non solo: nella triste classifica dei decessi per milione di abitanti, il nostro Paese è al 14° posto mentre gli svedesi sono al 17°.
Insomma non sembra – guardando questi dati – che le misure leggere adottate in una nazione di 10 milioni di abitanti, possano essere applicate con un significativo successo in un contesto più popoloso. Comunque stiano le cose il Covid, ribadiscono alla WDA, non è un pericolo poiché almeno l’80 per cento dei soggetti positivi è asintomatico, opinione largamente condivisa dalla comunità scientifica, ma il 20 per cento rimanente – su cinquanta milioni di casi nel globo – diventa un numero importante.
Heiko Schöning inoltre ritiene superfluo l’utilizzo di un vaccino perché ormai i protocolli terapeutici sono consolidati per poi affermare che non sono state utilizzate terapie adeguate, tirando fuori dal cassetto ancora la idrossiclorochina. Farmaco antimalarico utilizzato comunemente anche per chi soffre di artrite reumatoide e che – sostengono i sanitari – è efficace nelle fasi iniziali di sintomatologia del Covid. Ad oggi in Italia, l’Agenzia del Farmaco non lo ha autorizzato per la terapia antivirale, dopo i promettenti risultati della sperimentazione in laboratorio i test clinici sono stati deludenti. Almeno cosi pare.
Oltre a tesi discutibili e spesso non dimostrabili, come affermare che i deceduti per incidenti stradali – se positivi – sarebbero conteggiati tra le vittime del Covid, rimangono spunti di riflessione importanti per affrontare in modo meno isterico la pandemia.
Ad esempio l’isolamento selettivo degli immunodepressi e dei malati, purché ci si metta d’accordo sulla definizione di questi ultimi, vista l’alta percentuale di asintomatici, magari basandosi sulla carica virale. Evitare la sciagurata prassi di trasferire nelle RSA i pazienti Covid paucisintomatici, quelli con qualche colpo di tosse e un po’ di febbre, che hanno causato stragi di anziani.
Nella lunga lettera vengono messi sotto accusa anche i membri importanti della comunità scientifica, diciamo non proprio immacolati, come il professor Neil Ferguson. Il famoso epidemiologo dell’Imperial College di Londra che con i suoi studi sugli effetti del Coronavirus ha fatto cambiare idea a Johnson e Macron, praticamente imponendo il lockdown nei loro Paesi, con il suo studio apocalittico: oltre 500mila morti se non si fossero prese misure draconiane.
Neil Ferguson è stato pizzicato, nello scorso maggio, ad eludere le restrizioni fortemente volute, mentre andava a casa della sua amante. Un peccato veniale, in confronto ai suoi modelli previsionali del morbo “mucca pazza” e della Sars, sconfessati clamorosamente. Lecito domandarsi perché affidarsi nuovamente a lui?
Anche l’acerrimo nemico di Ferguson, Sir Patrick Vallance, direttore scientifico del governo britannico e fautore dell’immunità di gregge, è un tizio accusato di aver guadagnato circa 5 milioni di sterline dalla vendita di azioni della nota casa farmaceutica Glaxo. Evidentemente queste zone d’ombra non fanno altro che alimentare le tesi complottiste di una grande parte della società, stanca di vivere a “fisarmonica”. Un po’ liberi, un po’ reclusi.
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