Imprenditore a Vigevano vittima della ‘ndrangheta e degli usurai, 30 arresti

Vittima del racket criminale, dopo aver ottenuto un prestito di 50mila euro è stato strozzato dagli interessi lievitati a 15mila euro al mese.

Pavia – Applicavano tassi di interesse del 10% mensile. In alcuni casi anche superiori. E, di fronte a chi non riusciva a pagare con regolarità, non esitavano a mettere in atto gravi minacce e violenze. Tra le vittime del racket usuraio era finito anche un imprenditore lomellino. È quanto emerso nel corso dell’indagine della polizia di Como, che martedì ha portato all’arresto di 30 persone; sono stati sgominati due gruppi criminali specializzati nello spaccio di droga nelle province di Como, Varese e Lecco. Gli indagati sono accusati a vario titolo di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante del possesso di armi, usura ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

Molti di loro sono risultati strettamente legati ad ambienti criminali della ‘ndrangheta, in particolare una cosca di Rosarno (Reggio Calabria). Gli episodi di usura documentati sono diversi. La vicenda che ci riguarda più da vicino è quella di un imprenditore di Vigevano pestato a sangue all’interno della sua azienda. Dopo aver ottenuto dai malviventi un prestito di 50mila euro, non era più riuscito a rimborsare l’importo e gli interessi che nel frattempo maturavano, pari a 15mila euro al mese. Un prestito legato dunque alla ’ndrangheta.

L’inchiesta è partita da un’attività antidroga eseguita dalla Squadra Mobile, che ha visto l’arresto di una 45enne a San Fermo nel 2019, si collega all’imprenditore vigevanese tramite la richiesta di denaro a Marco Bono e Giovanni Pirrottina. Due calabresi coinvolti nell’inchiesta svolta contro un’organizzazione di ’ndranghetisti, poi arrestati insieme ad altre 28 persone.

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