Report sulla felicità, la classifica dei Paesi più felici al mondo: Italia lontana dal podio

Il World Happiness Report ci mostra un quadro scoraggiante sulla salute mentale dei giovani nel mondo: sui 160 Paesi, siamo al 31esimo posto.

Roma – La felicità giovanile non è di casa nel Belpaese! Ogni anno viene pubblicato il “Word Happines Report” (Rapporto sulla Felicità Mondiale), una pubblicazione di articoli e classifiche sulla felicità nazionale. La ricerca si basa sulle valutazioni che danno gli intervistati e su una serie di indicatori, tra cui: reddito pro capite, aspettativa di vita sana, libertà sociale, generosità e percezione della corruzione. Da quest’anno il report è curato dal Welbeing Research Center dell’Università di Oxford, Regno Unito, che ha come obiettivo quello di contribuire a realizzare un impatto positivo nel miglioramento concreto della vita delle persone offrendo dati, informazioni, politiche e pratiche. 

Sono stati utilizzati i dati della Galupp, una società di sondaggi d’opinione, e precisamente il “Gallup World Poll” che analizza le questioni più importanti a livello mondiale, come l’accesso al cibo, l’occupazione, le prestazioni della leadership e il benessere. Da quando ha creato il World Poll nel 2005, Gallup ha condotto studi in oltre 160 Paesi che comprendono il 99% della popolazione adulta mondiale. Sono emersi dati che suscitano molta curiosità. Poiché la ricerca è stata realizzata su fasce di età, alcuni aspetti possono sembrare contradditori. Ad esempio la Lituania, 19ma nella classifica generale, per la fascia d’età dell’infanzia e i giovani sotto i 30 anni è balzata invece al 1° posto. Misteri delle ricerche sociometriche che, a volte, i comuni mortali stentano a decifrare! Comunque, l’Europa primeggia in questa particolare classifica, in cui oltre alla Lituania sono ben piazzate Finlandia, Norvegia e Danimarca.

In queste ricerche occupano quasi sempre un’ottima posizione Paesi del Centro Nord Europa. Non sarà che godere di un welfare state efficiente ed efficace sia la conditio sine qua non per definirsi felici? C’è da segnalare che Israele si è piazzata al 2° posto. Per la cronaca lo studio è stato effettuato prima dei tragici fatti del 7 ottobre scorso, in cui un commando di terroristi di Hamas (Harakat al-Mugawama al-Islamiyy, ovvero entusiasmo, zelo, spirito combattente), un’organizzazione politica palestinese islamista e fondamentalista, facente parte del Movimento Islamico di Resistenza, ha provocato l’uccisione efferata di centinaia di persone al festival musicale Supernova. Dopo questo vile attacco si è scatenata la reazione di Israele, ancora in corso, che ha provocato decine di migliaia di morti e feriti. Un altro aspetto curioso è che i cosiddetti “Boomers”, i nati prima del 1965, si sono dichiarati più felici rispetto ai “Millenians” e alla “GenZ”, i nati dopo il 1980. Ogni generazione, ha, comunque mostrato lo stesso trend, ovvero gli anziani con valutazione positive rispetto ai più giovani.

L’Italia ha… raggiunto (si fa per dire) il 32° posto, mentre l’anno scorso era al 31°. Secondo gli autori del report i motivi di questo inglorioso piazzamento possono derivare dall’aumento della disoccupazione giovanile e la scarsa fiducia che i giovani hanno verso le istituzioni. Molto difficile non essere d’accordo con loro! Nelle conclusioni finali, tuttavia, il report mostra un certo ottimismo per l’Italia, che nonostante la classifica resta un Paese dall’alto potenziale per i giovani. L’istruzione è di buon livello, il sistema sanitario ancora efficiente e, infine, la ricca tradizione culturale. Sulla sanità è meglio stendere un velo pietoso, visto il caos in cui versa, per una serie di cause che sono note, soprattutto, ai cittadini che ne subiscono gli effetti: carenza di personale, poco ricambio generazionale, turni massacranti, liste d’attesa interminabili.

Infine, gli autori, sostengono che il “sistema Italia” deve essere in grado di sapere affrontare nuove sfide per la prosperità dei propri giovani. Ed è qui che casca l’asino: servirebbe una classe dirigente all’altezza dell’arduo compito. Ebbene, pare che nemmeno “Chi l’ha visto?”, il noto programma di persone scomparse di Rai3, sia riuscito a trovarne traccia.

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