PUBBLICO IMPIEGO: DA SUBITO REGOLE CERTE PER IL LAVORO DA CASA.

Molti dipendenti pubblici, tra cui impiegati comunali e regionali ma anche quelli della sanità o dell’agenzia delle Entrate, stanno continuando a lavorare dalle proprie abitazioni. Il loro stipendio non è cambiato ma occorrono subito regole concrete.

Roma – Buoni pasto, straordinari, connessione internet, telefono, sicurezza e così via. Questi sono i nodi cruciali sui quali si giocherà la partita dello smart working, o “lavoro agile” che dir si voglia. Già dalla fase 2 il Governo aveva suggerito, laddove possibile, di continuare a lavorare da casa – e ancora adesso, in fase 3, persiste il suggerimento, soprattutto nella Pubblica Amministrazione.

Lavoro da casa anche per molti dipendenti dell’agenzia delle Entrate. 

Molti dipendenti pubblici, tra cui impiegati comunali e regionali ma anche quelli della sanità o dell’agenzia delle Entrate, stanno continuando a lavorare dalle proprie abitazioni. Il loro stipendio non è cambiato ma, oltre a non aver riscosso alcun buono pasto, con lo smart working è praticamente impossibile parlare e quindi “conteggiare” gli straordinari mentre il costo della connessione internet e del telefono, ad oggi, ricade sui lavoratori.

“…Nel 2021 – riferiscono dalla Cgil Funzione Pubblicascadranno molti contratti collettivi nazionali oltre al contratto aziendale ed è proprio in questa occasione che vogliamo si intervenga. Lo smart working ha cambiato completamente tutte le carte in gioco e per questo è necessario che ci sia una regolamentazione, una contrattualistica ad hoc per questa nuova forma di pubblico impiego. Chiediamo di “lavorarci” già da adesso...”.

Maurizio Landini 

Già a metà maggio, Maurizio Landinisegretario generale della Cgil, a margine della conferenza stampa sull’indagine promossa dall’ufficio Politiche di Genere della Cgil in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, si era espresso più che chiaramente:”…Dopo questa esperienza – aveva detto Landini – dobbiamo porci il problema di fare in modo che nei nuovi contratti collettivi e aziendali ci siano elementi che permettano di affrontare i bisogni di chi lavora in smart working, e quindi discutere di temi come il diritto alla disconnessione e alla formazione, oltre al prevedere pause, fare distinzioni tra lavorare di giorno o di notte, di sabato o festivi, e occorre evitare qualsiasi discriminazioni di genere: bisogna allargare la contrattazione e fare in modo che tutte le modalità di lavoro, compreso lo smart working, siano regolamentate…”.

Buoni pasto spesso usati come contante nei supermercati per l’acquisto di generi alimentari. 

In alcuni Comuni, per esempio, gli impiegati rimasti in modalità “smart working” hanno chiesto di ottenere i buoni pasto relativi ai mesi di aprile e maggio, ma non tutti concordano sulla legittimità del titolo – tant’è che le risposte tardano ad arrivare – perché essendo a casa non c’è bisogno di mangiare al bar, alla mensa o al ristorante. Si sa spesso i Ticket Restaurant vengono usati anche per comprare più in generale “generi alimentari” e in questo modo acquistano un vero e proprio valore economico che, nel portafogli di chiunque, fa la differenza. Poi c’è la partita spazio di lavoro, attrezzatura, connessione e telefono. Qui la questione sembra un po’ più semplice perché sarebbe sufficiente che gli enti pubblici dotassero i proprio dipendenti di tutto il necessario, comprese appunto, linee internet e telefono.

Infine la sicurezza: la legge 626 definisce la sicurezza sul luogo di lavoro. Ma se il mio contratto indica come luogo di lavoro il Comune e poi lavoro da casa, cosa succede? 

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