Il governatore pugliese aveva definito l’audizione inopportuna in un momento delicato per il Consiglio. Invece deve andare a riferire.
Roma – Non è priva di conseguenze e reazioni politiche la mossa del governatore della Puglia Michele Emiliano di dissertare la Commissione Antimafia che voleva ascoltarlo in merito alle vicende e alle inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari. Vicende che hanno portato il Viminale a inviare una Commissione per verificare la sussistenza di questi intrecci. Il presidente della Puglia pensava di svignarsela con una lettera alla Commissione in cui spiegava di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. Ma qualche ora dopo la sua missiva, la Commissione ha fatto sapere che la sua audizione si terrà il 2 maggio, alle ore 10.30, presso l’Aula del V piano di Palazzo San Macuto.
Audizione, si legge nella nota della Camera, che verrà trasmessa in diretta webtv. Il presidente della Regione Puglia nella sua lettera aveva detto che quell’audizione non era appropriata, perché preso da “una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti”. Mozione che il centrodestra – come annunciato nei giorni scorsi – presenterà in Consiglio regionale il 7 maggio. Voci da giorni si rincorrevano, con un’atmosfera in Regione diventata ormai irrespirabile.
In queste ore frenetiche, pensando a quella mozione di sfiducia, Emiliano aveva pensato bene tra sé e sé di non presentarsi in audizione in Antimafia. Ore frenetiche in cui da una parte l’opposizione si sferra l’attacco e si chiede che il presidente prenda atto di “non avere più i numeri”. Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico, dopo gli ultimi sviluppi si lancia nella difesa del governatore. “Oggi la destra scrive un’altra pagina buia della nostra democrazia. Con la complicità, immagino involontaria, di alcune agenzie di stampa, distorce completamente il senso delle parole del Presidente Emiliano per attaccarlo ancora una volta frontalmente”.
“La Commissione Antimafia – insiste Pagano – diventa la gogna mediatica preferita dalla destra di Governo per le esecuzioni pubbliche degli avversari politici, a detrimento dell’altissimo ruolo e della storia di questo organo e di ogni buona regola di correttezza istituzionale. Viviamo ormai in un contesto di pieno controllo dei media, in cui la macchina del fango può essere azionata a piacimento dalla maggioranza e le istituzioni possono essere piegate alle esigenze elettorali di una parte politica. Una vergogna assoluta per un Paese democratico e civile che finisce per occultare la storia personale e professionale di impegno antimafia di Michele Emiliano“.
Non la vede così il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri che ironizza: “Ha ragione Emiliano, la Commissione antimafia deve essere terza. Lui invece è ultimo in quanto a serietà, rispetto delle istituzioni e trasparenza”. Anche Raffaella Paita, senatrice e membro Iv commissione Antimafia, definisce “inopportuno il tentativo di Emiliano di sviare dalla convocazione in commissione antimafia, che è un organo terzo, che niente ha a che vedere con gli impegni del dibattito in Consiglio Regionale. Ho chiesto io la sua audizione – ricorda -, per fare chiarezza sulle vicende giornalistiche dalle quali emergeva una possibile violazione del segreto istruttorio. Non provi quindi a sollevare un polverone mediatico e non ci richiami sotto il profilo istituzionale alla terzietà politica“.
“La commissione – conclude Paita – opera in tante situazioni coinvolte con la politica e sa bene da sola come muoversi nel rispetto istituzionale. Mi stupisce poi anche l’impegno profuso dal PD e m5s per sostenere la sua impossibilità a presentarsi davanti alla commissione. Perché hanno paura della trasparenza? Duro anche il commento di Gianluca Cantalamessa, responsabile del dipartimento Antimafia della Lega e capogruppo in commissione Antimafia: “Gravissimo l’atteggiamento del governatore Emiliano che antepone sue esigenze politico elettorali a quelle (legittime) istituzionali della commissione Antimafia di accertare i gravissimi fatti
esposti dalla Procura – ed emersi su organi di stampa – riguardanti i rischi di infiltrazioni mafiose a Bari e in
Puglia”.
E aggiunge l’esponente leghista: “Non basta che dal palco abbia ammesso di aver affidato l’attuale sindaco di Bari, Decaro, alla sorella di un pericoloso boss, continua ad avere un atteggiamento irrispettoso nei confronti delle istituzioni, quali la commissione Antimafia, volendo addirittura ritardare la sua doverosa audizione sulle vicende e le inchieste sconcertanti che riguardano il territorio pugliese a data da stabilire”.
L’ultima strenua difesa di Emiliano arriva da Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Pd. “Faccio un appello perché qualcuno non cada nella tentazione – dice – di usare la Commissione Antimafia come strumento politico. Quello che sta succedendo riguardo l’audizione del Presidente Emiliano è paradossale. Il Presidente ha chiarito che, dovendosi votare una mozione di sfiducia, dovendosi cioè gestire un passaggio politico complesso, avrebbe preferito che l’audizione che lo riguarda potesse aver luogo dopo questo passaggio politico. La sensazione invece è che qualcuno intenda usare l’audizione come clava in vista del passaggio in Consiglio Regionale. Questo è molto pericoloso. Crea un precedente che intaccherebbe in maniera irreversibile l’autorevolezza della Commissione Antimafia”.