In carcere l’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Usmate con Velate. Coinvolto anche Francesco Magnano, noto come l’ex geometra di fiducia di Silvio Berlusconi.
Monza – L’ex responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune brianzolo di Usmate con Velate, Antonio Colombo, avrebbe preso tangenti per inserire nella variante del nuovo Piano di Governo del Territorio (P.G.T.) deliberata dal Consiglio comunale, alcune aree preventivamente rese oggetto di variazione di destinazione urbanistica da “area interessata da attività agricola” in “area di trasformazione produttiva e/o edificatoria”, con un evidente accrescimento del valore economico delle stesse.
Le indagini scattate oltre un anno fa e condotte dalle Fiamme gialle guidate dal comandante provinciale, colonnello Gerardo Marinelli, hanno portato all’arresto del pubblico ufficiale e di altre otto persone coinvolte (tre in carcere e sei ai domiciliari) accusati a vario titolo di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, emissione di fatture per operazioni inesistenti e frode fiscale. Ecco i nomi degli indagati: Antonio Colombo, Giovanni Carlo Beretta, Annabella Beretta, Galdino Magni, Ancilla Antonella Giuseppina Cantù, Francesco Magnano, Donato Magni, Luigi Roncalli e Alberto Riva.
Le indagini coordinate dalla Procura di Monza hanno consentito di ricostruire un articolato “sistema corruttivo prolungato negli anni in assenza di alcuna segnalazione di anomalia da parte dell’amministrazione comunale”, come recita il comunicato del procuratore capo, Claudio Gittardi. Le aree oggetto della corruttela sono risultate essere di proprietà di società, alcune delle quali facenti capo a noti imprenditori locali destinatari anch’essi del provvedimento cautelare, i quali, “accordandosi con il funzionario pubblico, al fine di conseguire i vantaggi derivanti dalla valorizzazione urbanistica dei propri terreni ovvero scaturenti dalle successive agevolazioni nell’ottenimento delle autorizzazioni ad edificare, hanno promesso e corrisposto al pubblico ufficiale dazioni illecite di denaro, veicolate attraverso il pagamento di false fatture emesse da una società di fatto riconducibile allo stesso funzionario”, specifica sempre il testo della Procura.
Nei confronti degli indagati sono stati eseguiti sequestri preventivi (finalizzati alla confisca) in forma diretta del denaro corrispondente al prezzo del reato fino alla concorrenza totale della somma di 243.400 euro, nonché, nei confronti di sette società a loro riconducibili, il sequestro preventivo dell’intero capitale sociale comprensivo dell’intero patrimonio aziendale includente le possidenze mobiliari e immobiliari per un valore di circa 700mila euro.