Il ministro a tutto campo: entro 15 giorni il piano straordinario per stoppare i fondi a pioggia e a redistribuirli a seconda delle esigenze.
Roma – Dalle indagini sui danni provocati dai vaccini al piano per tagliare le liste d’attesa. Il ministro della Salute Orazio Schillaci punta a cambiare il volto della sanità, tra i nodi più delicati da risolvere nel sistema Paese. Sulla questione delle persone danneggiate dalle vaccinazioni anti Covid, “abbiamo incontrato, in
passato, una rappresentanza di chi ha avuto danni dagli ultimi vaccini”, ha spiegato Schillaci ricordando che esiste dentro il ministero della Salute “un’apposita commissione che si occupa dei danneggiati dai farmaci. Vogliamo potenziarla e andare a verificare puntualmente ciò che è successo nel periodo Covid con i vaccini anti-Covid”.
Il titolare della Sanità, in questi giorni, ha preso una posizione molto critica sul trattato pandemico che viene proposto dall’Organizzazione mondiale della Sanità. “Siamo, insieme ad altri quattro o cinque Paesi – ha fatto sapere – quelli che hanno fatto notare tante situazioni che non vanno in questo trattato pandemico, non abbiamo nessuna intenzione di cedere nessuna sovranità nazionale, men che meno all’Oms”. Sul versante della road map della politica sanitaria nazionale, Schillaci conferma che “nei prossimi 15 giorni sarà pronto il decreto per combattere le liste d’attesa”. Una tra le criticità più evidenti.
“Le liste d’attesa – ha sottolineato il ministro – sono un problema annoso italiano. Negli articoli di venti anni fa si leggevano le stesse cose che leggiamo oggi. Ma questo è un Governo che vuole affrontare il problema. Se oggi si legge sul giornale che per fare una risonanza magnetica una signora ha bisogno di un anno e mezzo, dobbiamo tener conto che in Italia non esiste un sistema di monitoraggio delle liste d’attesa”. Quindi “quando leggiamo alcuni titoli sui giornali, che sono brutti e che io mi auguro che non siano veri” noi “non abbiamo nessun modo per controllare“.
E allora, “vogliamo che finalmente in Italia, Regione per Regione, con una regia centrale, si possa controllare dove e quali prestazioni mancano. Perché se vogliamo intervenire realmente – ha aggiunto – e risolvere un problema, dobbiamo sapere dove mancano le prestazioni e quali mancano. Solo partendo da questo si può cercare di rispondere alle domande”. Il decreto in dirittura d’arrivo, prevede infatti un investimento da 600 milioni l’anno da replicare fino a fine legislatura, per sconfiggere il nemico numero uno della Sanità italiana. Basta fondi a pioggia alle Regioni: verranno assegnati agli ospedali con le code più lunghe che potranno spenderli per il lavoro extra del personale o per acquistare le prestazioni dai privati.
Un piano straordinario che vede in prima linea Schillaci, che servirà a pagare l’extra lavoro di medici e infermieri ma anche per acquistare dalle strutture private le prestazioni se gli ospedali pubblici non ce la faranno con le loro forze. Sarà il ministero della Salute a stoppare i fondi a pioggia e a redistribuirli a seconda delle esigenze e della domanda di cure, che si è ingigantita dopo l’emergenza pandemia. Il Covid ha eroso quasi tutti i fondi in alcune Regioni. Con il piano verranno assegnati dal dicastero di Schillaci direttamente alla singola Asl dove la coda per una lastra, una tac o un ricovero sono più lunghe come risulterà dall’attento monitoraggio che si sta mettendo in piedi.
Il ministro, contro le accuse di privatizzazione, replica: “Nessuno mi ha chiesto di fare il liquidatore del Servizio sanitario nazionale, rimando al mittente le accuse di chi dice che stiamo privatizzando. Per il Fondo sanitario nazionale ci sono 134 miliardi di euro, la più grande cifra in assoluto mai messa a disposizione”, ma “oltre ad avere più soldi, bisogna essere sicuri che vengano spesi bene per migliorare la qualità di salute degli italiani. Questo è un governo che da subito ha messo al centro dell’attenzione la sanità”. I soldi in più che sono stati stanziati sono “a disposizione dei due principali attori, ossia i cittadini e gli operatori sanitari”.
Infine, sul fenomeno dei medici a gettone, Schillaci ha rilevato che “siamo intervenuti da subito in questa direzione, cercando di calmierare il fenomeno dei gettonisti e di intervenire sul punto debole del sistema, il pronto soccorso” e “stiamo lavorando con fondi del Pnrr per realizzare la medicina territoriale. Non è vero – ha precisato – che abbiamo sbagliato il numero delle case di comunità, è semplicemente vero che con quei fondi che erano stati stanziati, essendo aumentati in un periodo bellico così complesso i costi di produzione delle infrastrutture del 30%, si possono realizzare il 20% in meno. Ma quelle infrastrutture che mancano saranno realizzate con altri fondi”.