La Lega vince il lungo braccio di ferro “L’ultimo passo dopo anni di attesa”. Il Pd furente “voti strozzati e tempi irrisori”.
Roma – Si conclude, tra le polemiche e le proteste dell’opposizione, e dopo ore di discussione, l’iter in commissione Affari costituzionali sull’Autonomia, che approderà in aula alla Camera il 29 aprile. La Lega è riuscita a portare a casa un primo risultato su una battaglia storica. “L’ultimo passo dopo anni di attesa.
Finalmente ci siamo. Per il Paese si tratta di una grandissima opportunità di crescita. L’assurdo ostruzionismo della sinistra è stato sconfitto, promessa mantenuta”, commentano i deputati del Carroccio in commissione, Igor Iezzi, Simona Bordonali, Laura Ravetto, Alberto Stefani ed Edoardo Ziello.
Era tempo di tirare le somme, sottolinea Alessandro Urzì, capogruppo di Fdi in Commissione e relatore al provvedimento. “La democrazia deve essere discussione (ed è durata due mesi in Commissione alla Camera), ma anche decisione, infine. L’alternativa sarebbe stata – aggiunge – lasciare sospese le riforme che il governo Meloni ha messo in campo, e non abbiamo alcuna intenzione di trascinare il Paese nell’immobilismo come vorrebbe la sinistra. È l’impegno assunto con gli Italiani”. E attacca: l’unico “obiettivo delle opposizioni era quello di dilazionare senza fine la conclusione di una discussione già di per sé infinita. Discussi e votati 51 emendamenti e ancora 2118 da trattare. Evidente l’azione ostruzionistica. Giusto quindi dare il mandato
ai relatori”.
Il provvedimento, conclude Urzì, sarà ora sottoposto ad una “ampia discussione in aula, con la massima trasparenza e partecipazione. Ma infine bisogna decidere. E lo abbiamo fatto in omaggio al mandato consegnatoci dagli elettori”. Furenti le opposizioni. “Altro che mandato al relatore, con il voto di oggi hanno mandato a quel paese l’unità d’Italia”, commenta la capogruppo democratica in commissione Affari istituzionali della Camera, Simona Bonafè, che aggiunge: “Quanto accaduto sul ddl autonomia è un grave precedente che avrà ripercussioni per tutta la legislatura. Il presidente Pagano ha piegato il regolamento ai voleri del governo e ha imposto a tutti gli effetti una dittatura della maggioranza.
Tempi strozzati e voti irrisori, denuncia Bonafè, “votati poco più del 2% degli emendamenti, nonostante il parlamento stesse esaminando un provvedimento molto complesso che stravolge l’assetto istituzionale dello stato e genera forti disparità di trattamento tra i cittadini”. In pratica “la prassi parlamentare così va in pezzi. Non c’è alcun motivo – attacca Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra – che giustifichi questo scempio di regole che per la destra sono inutili orpelli, per noi garanzia dei processi decisionali”.
Approvato il mandato ai relatori sul disegno di legge Calderoli, lunedì approderà come stabilito in Aula. Data la scadenza posta ai lavori dell’organismo parlamentare, sono circa duemila gli emendamenti che non sono stati esaminati in commissione, che potranno essere ripresentati per l’aula. L’assemblea aprirà i lavori alle 10 con l’avvio della discussione generale. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha fatto sapere nella giornata di ieri di aver raddoppiato i tempi le la discussione generale, che potrà quindi protrarsi nella giornata di martedì 30 aprile.