La politica in rivolta per lo schieramento dell’attivista capolista alle europee. Ceccardi “Una vergogna”, Biancofiore “Cattiva maestra”.
Roma – Che la candidatura di Ilaria Salis fosse destinata a far discutere non c’era alcun dubbio. Detenuta a Budapest da oltre un anno, con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di militanti neofascisti e con il rischio di una condanna a 11 anni. Ieri sera l’annuncio del suo schieramento con Avs alle europee, con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che escono allo scoperto: l’attivista, con il placet del padre, è candidata alle europee. Il giorno dopo Fratoianni si sporge più in là: “probabilmente candideremo Salis come capolista nel Nord Ovest, poiché è il suo collegio naturale. Questa è l’idea – dice – a cui stiamo lavorando. È una decisione che prenderemo collettivamente nella composizione delle liste nei prossimi giorni, ma è molto probabile”.
Ma intanto dopo che a caldo la premier Giorgia Meloni, dal vertice Ue, ribadisce un giudizio dato più volte sulla candidatura della docente attivista “già in passato ho detto che la politicizzazione della vicenda non aiuta”, iniziano le prime reazioni del mondo politico. Il leader della Lega Matteo Salvini, postando sui social la foto di Salis e lanciando l’idea di un suo confronto tv con il generale Vannacci – se accetterà di correre con il Carroccio – si abbandona all’ironia. L’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi invece non ride, anzi grida allo scandalo: “è il modo vergognoso con cui la sinistra tenta di offrire un salvacondotto a una persona accusata di reati molto gravi. Se fosse eletta infatti il giudizio su di lei sarebbe sospeso retroattivamente. La Salis dovrebbe affrontare il giudizio senza scappatoie e, soprattutto, dovrebbe difendersi nel processo e non dal processo”.
Decide di non tacere neppure la capogruppo al Senato di Civici d’Italia, Noi Moderati-Maie, Michaela Biancofiore. “Gravissimo che Avs candidi all’europarlamento una ‘cattiva maestra’ come Ilaria Salis. Chi si rende protagonista di atti violenti, come accaduto a Budapest, e nel suo curriculum può vantare più denunce che titoli accademici – insorge – non può diventare una bandiera da sventolare in vista delle prossime elezioni europee come simbolo di chi in nome della libertà calpesta quella altrui. Magari per contrapporre la sua figura a quella del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la cui unica responsabilità politica sarebbe, per la coppia Bonelli-Fratoianni, quella di essere un capo di Governo che dialoga e si confronta con i suoi omologhi, come il premier ungherese Orban“.
Evidentemente, insiste Biancofiore senza peli sulla lingua, “non paghi per la figuraccia della candidatura e l’elezione di Soumahoro a deputato, pensano che concedere a Salis questa scorciatoia che umilia le istituzioni, possa automaticamente ‘assolverla’ da tutte le sue responsabilità. Una narrazione, quella dell’antifascismo violento da giustificare a prescindere, che non si può accettare né giustificare. Poi ci si domanda perché la gente non va più a votare”.
Si registra invece un certo entusiasmo dal gruppo delle sinistre europee schierate a Bruxelles, che guardano alla candidatura di Salis come a “un simbolo importante per lo Stato di diritto e i diritti fondamentali in Europa”. E si uniscono sempre con entusiasmo alla “denuncia della sinistra italiana contro i metodi barbari di detenzione nei confronti di coloro che sono ancora in attesa di processo e – promettono – continueremo a lottare contro di queste situazioni”. E a Roma, per il 25 aprile, l’Anpi è pronta a far salire sul palco il padre dell’attivista, Roberto Salis.
La presidente dell’ Anpi provinciale di Roma, Marina Pierlorenzi, spiegando che al corteo e negli interventi “parleranno di pace”, “parola poco usata in questo periodo storico caratterizzato da una cinquantina di
conflitti ad alta intensità, e una miriade di altri a media e bassa intensità, sparsi ovunque nel mondo”, annuncia la presenza di papà Salis denunciando “un’Europa in cui un governo illiberale tiene in carcere
ed espone in catene una giovane donna senza che ancora le sia stato notificato il capo di imputazione”. E infatti Roberto Salis dice con convinzione che “Ilaria assume questa decisione non come via di fuga dal processo ma per poterlo affrontare nella piena tutela dei suoi diritti. La strada politica decisa – rimarca – è la più coerente con il suo trascorso politico”.