In gattabuia domiciliare sono finiti padre e figlio Jacobini, i veri padroni della banca. Parla una “povera” 70enne rimasta senza un euro ma pronta a dare battaglia
BARI – I danni della Banca Popolare di Bari continuano a mietere vittime fra azionisti e risparmiatori. Arrestati Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio, i veri padroni dell’istituto di credito che spostavano milioni di euro controllando per intero la banca nonostante fossero sospesi da ogni incarico. Un’anziana azionista di 70 anni racconta la propria odissea economica comune ad altri 69 mila investitori truffati e ridotti sul lastrico.
Come altre banche anche la Bpb se n’è andata allo sfacelo per colpa di chi ha intascato decine di milioni di euro in danno di poveri diavoli che credevano di assicurarsi un futuro migliore e più sereno. Oggi maledicono il giorno in cui hanno messo piede dentro una filiale qualsiasi del banco pugliese a cui hanno affidato i risparmi di una vita ritenendo di aver fatto un affare. L’affare, invece, l’hanno fatto i soliti noti presunti truffaldini che, come altri, forse la faranno franca mentre lo Stato si preoccuperà, con i soldi di altri cittadini, di ricucire le ferite di un istituto che andrebbe chiuso per sempre, gettando le chiavi nella pattumiera:
”… Ero andata in pensione nel 2014 – racconta Emilia De Michele, 70 anni, ex assistente sociale – una mattina ricevetti una telefonata da un’impiegata della Bpb che voleva parlarmi. Andai in filiale e mi consigliarono l’acquisto di azioni. Feci notare che non volevo fare operazioni rischiose ma solo garantirmi una vecchiaia sicura: ma lei può rivendere le azioni in qualunque momento – fu la risposta della settorista… Cosi mi fecero acquistare titoli azionari per 20 mila euro e obbligazioni subordinate per 14 mila euro, titoli altamente rischiosi comprati al prezzo esorbitante di 9,15 euro ad azione…”.
Ben presto quei titoli si riveleranno carta straccia (per gli acquirenti) oltre che invendibili tanto che il valore delle azioni crollerà sino a zero fino alla sospensione delle obbligazioni:
”…Non ho mai deciso di metterle in vendita – aggiunge Emilia – nonostante avessi capito che ormai quelle azioni non valevano più nulla perché non avevo voglia di andare in banca per farmi prendere ancora per i fondelli. Ma poi accadde un fatto imprevedibile…”.
La pensionata veniva colpita da una grave forma di ischemia che la costringeva a ricoverarsi in ospedale per le cure e successiva riabilitazione ma riusciva comunque a denunciare i gravi illeciti:
”…Evidentemente quell’ischemia – continua Emilia – deve avermi risvegliato. Ma fa male pensare che Marco Jacobini abbia ritirato milioni di euro dal suo conto prima del crollo. Così come mi provoca molto fastidio il fatto che il risanamento verrà pagato dai contribuenti e non da quelli che hanno causato questo disastro…”.
Jacobini padre e figlio hanno fatto scena muta davanti al Gip di Bari, Francesco Pellecchia. I due indagati, reclusi ai domiciliari, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ma certamente non eviteranno il processo. La procura di Bari, infatti, contesta loro la gestione dell’ultimo decennio che ha portato al crac la banca con un buco di circa 2 miliardi di euro. Agli indagati il procuratore aggiunto Roberto Rossi e i sostituti Federico Perrone Capano e Savina Toscani contestano, a vario titolo, i reati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza. Nell’inchiesta sono indagate altre persone, due delle quali ristrette in casa propria. Si tratta di Elia Circelli, responsabile della funzione Bilanci della banca e dell’ex amministratore delegato Vincenzo De Bustis Figarola, interdetto dal suo ruolo per 12 mesi:
“…Ci sono 41.000 ragioni per avvalersi della facoltà di non rispondere – ha dichiarato l’avvocato Francesco Paolo Sisto, legale dei due congiunti arrestati – con 41mila pagine di carteggio ci vuole tempo. Certo loro hanno protestato l’estraneità ai fatti, sia il dottor Marco Jacobini che il dottor Gianluca Jacobini, e si sono riservati ovviamente di rendere poi un interrogatorio in modo più compiuto allorquando avranno la padronanza del materiale che la procura ha acquisito…“.
I “padroni” della banca pugliese hanno fatto ricorso al tribunale del Riesame per vedersi revocati i domiciliari e attendono con ansia il responso. La vicenda giudiziaria andrà avanti e pare anche con una certa celerità ma risparmiatori e piccoli azionisti riavranno mai i loro soldi?