La grottesca vicenda di una potenziale campionessa mondiale per colpa della burocrazia e di certe leggi. Ma non è detta l'ultima parola.
Jasmine – nome di fantasia – è una cittadina italiana, non si discute.
Campionessa italiana categoria juniores di Taekwondo Jasmine raffigura appieno il sacrifico e la dedizione umana per lo sport. Vorremmo potervi raccontare le gesta della ragazza, dei traguardi raggiunti e perché no, con un pizzico d’orgoglio nazionale anche della gloria che indirettamente ha portato al Bel Paese. Invece, questa è una storia di proibizioni, di negazioni giuridiche e di retaggi legati ad un passato troppo lontano. La storia di Jasmine è un micro, ma che permette di lanciare uno sguardo sul macro.
La giovane campionessa è nata a Roma il 2 luglio 2004 da genitori tunisini. Cresciuta in una delle più famose borgate romane, Corviale, ha iniziato a sferrare in tenera età i suoi calci presso la palestra a.s.d. Taekwondo Mattei. Come nella maggior parte delle periferie la zona risente direttamente degli effetti e del processo urbanistico. La trasformazione dei centri cittadini in luoghi unicamente dediti al turismo e allo shopping, base necessaria per l’adempimento del concetto di città vetrina, ha aumentato sempre più visibilmente la discrepanza tra cuore e periferia. Il degrado e la violenza, lo spaccio e il razzismo, non sono endemici, ma prodotti di un lungo processo d’abbandono che ha gettato le basi per l’avanzamento delle destre. Non è facile vivere da queste parti, il sapore della vita è differente rispetto a quello percepito al centro. Lo stesso concetto di meritocrazia a queste latitudini risulta vuoto: come si può parlare di merito se le basi di partenza non sono identiche? Ogni conquista, ogni “no” detto alle scorciatoie e ai soldi facili presuppone un livello di maturità e di sacrificio non indifferente. Nelle borgate di tutte le metropoli la percezione di essere cittadini di serie b non è solo un illusione, è presente in ogni via, udibile nei discorsi della comunità. Lo stesso fallimento della politica si può notare dall’incremento di azioni ascrivibili al lungo elenco di episodi appartenenti alla cosiddetta guerra tra poveri, che, con la scusa del problema razziale distoglie l’attenzione dalle reali difficoltà di queste zone. Crescere qui, se i tuoi genitori non sono italiani, può dar luogo a una vasta gamma di situazioni spiacevoli, anche mettere in dubbio la stessa autorità di uno Stato che dovrebbe garantire eguaglianza e non fomentare odio e disparità.
Jasmine ha concentrato tutta la sua rabbia nello sport, cercando nel Taekwondo la possibile via per un riscatto sociale e per una maggiore integrazione generale per tutti gli italiani non italiani. Jasmine è diventata l’emblema di questa battaglia, rappresentante di quei ragazzi che già dalla nascita non hanno potuto godere degli stessi diritti dei coetanei. Sia in campo sportivo come nel campo scolastico, dal loro primo giorno di vita sono stati relegati nella categoria di cittadini di serie b.
Come credere, dunque, ancora, al concetto di meritocrazia?
Carmen Goffredo e Francesco Tortorella sono le persone che hanno visto crescere sportivamente la ragazza. Sotto il loro vigile sguardo i due tecnici hanno insegnato a Jasmine e agli altri ragazzi l’amore per lo Sport e per i valori sportivi, sottolineando come i due aspetti siano necessariamente connessi per la formazione di un vero atleta.
“Jasmine è una delle ragazze più forti che abbia mai allenato. Ha vinto i campionati italiani di categoria nel 2019 a Riccione, ed era tra le favorite l’anno prima. Solo un problema fisico le ha impedito di fare la doppietta. L’anno prossimo partirà nuovamente come la più papabile per la conquista del titolo e probabilmente lo vincerà.”
Francesco Tortorella parla con estrema empatia della situazione patita della giovane. Dalla sua voce pacata si può percepire il solido legame che si è venuto a creare tra la ragazza e lo staff, ma anche il dispiacere derivante dall’impotenza di sovvertire questa situazione.
“Gli sforzi di Jasmine sono encomiabili – prosegue il coach della ragazza. Non è solo la bravura tecnica, Jasmine possiede una predisposizione mentale per lo sport. Si allena duramente e con costanza. Mette la disciplina e il rispetto per il corpo al primo posto, ed i risultati si vedono. È stata convocata tre volte in ritiro con la nazionale, e in tutti i casi l’allenatore non ha fatto altro che tessere le lodi. Il problema nasce nel momento in cui la squadra della nazionale deve partecipare a qualche evento internazionale. Per la legge Jasmine non è italiana e quindi non può essere “arruolata”. È assurdo pensare che a 18 e un giorno sei italiano e solo 24 ore prima no. Sicuramente non è la sola, come lei ci sono molti atleti che patiscono questa situazione. Credo che sia veramente ingiusto e insensato. In questa maniera si logora dall’interno la tenacia di una persona e i rischi sono importanti. Primo tra tutti la stessa voglia di gareggiare, di continuare a lottare e credere in un sogno. Molti lasciano perché si sentono abbandonati e impotenti, lanciando alle ortiche una possibile carriera sportiva e cedono spazio ai rimpianti. È una cosa molto triste. Jasmine, fortunatamente, è forte e continua ad andare avanti, ma è duro per lei non poter prendere parte ai mondiali o agli europei, sia sotto il profilo professionale che umano”
Al momento risultano essere inutili le proteste e il sostegno dimostrato dal Direttore Tecnico della nazionale di Taekwondo Claudio Nolano e della stessa Federazione italiana. Jasmine non può partecipare ai tornei internazionali con la selezione di cui lei si sente parte.
Vane sono state le lettere inviate al CONI e alla stessa sindaca Raggi, Jasmine non ha mai avuto risposta, nessuno ha avuto l’accortezza di accompagnarla in un tragitto così tortuoso. Nessuno dei piani alti l’ha mai fatta sentire italiana, e forse è proprio questo il peggior fallimento in questa storia, di questo sistema. Una bambina di 15 anni che paga direttamente le conseguenze dei capricci di una classe politica sempre più distante dai cambiamenti della società e sempre più invisa dalla popolazione.
Avremmo voluto raccontarvi una storia diversa, fatta di vittorie e di memorabili imprese atletiche, invece no. Ancora una volta l’ingiustizia sociale sembra oltrepassare l’equità.
Jasmine, però, non vuole arrendersi nell’incontro più importante della sua vita. La famiglia si è affidata a un legale che sta monitorando la situazione. Come lei ci sono molti suoi coetanei che per i demeriti di una legge arcaica sono costretti a compiere importanti rinunce in vari ambiti della propria formazione. Sarebbe importante unire quanto più possibile queste esperienze per dar maggior peso alle proteste, affinché Jasmine possa essere l’ultima vittima di questa assurda legge.
Italia, A.D. 2019.