Marco Corini, avvocato di vip e calciatori, era morto nel settembre del 2015. In primo grado la sorella era stata condannata.
Milano – Assolta “perché il fatto non sussiste”. Secondo quanto deciso dalla Corte d’Appello di Milano nel processo d’appello bis, Marzia Corini, medico anestesista, non ha ucciso il fratello Marco Corini, avvocato di vip e calciatori famosi, malato terminale di cancro, iniettandogli un’overdose di sedativo (il Midazolam).
In primo grado l’imputata era stata condannata a 15 anni dai giudici di La Spezia, tribunale competente per territorio perché il decesso del legale era avvenuto nella sua casa di Ameglia il 25 settembre del 2015. In una conversazione telefonica tra Marzia Corini e un’altra persona, la dottoressa aveva affermato di aver fatto per il fratello “l’unica cosa possibile”, ovvero “non fargli sapere” quando sarebbe giunto il momento della morte: “Gli ho fatto un regalo, ho interrotto la sua vita in un momento in cui non era consapevole di avere la morte vicino”.
Nel 2022 la Corte d’Appello di Genova aveva ribaltato il verdetto di primo grado, affermando che il movente era “umanitario”, non economico né da rintracciare in rapporti familiari travagliati. L’assoluzione era poi stata impugnata in Cassazione e gli ermellini avevano stabilito che il processo andava riaperto.
Nel processo d’appello bis a Milano la procuratrice Francesca Nanni ha chiesto la condanna a 14 anni e 2 mesi di reclusione per omicidio volontario; il difensore Vittorio Manes, invece, ha sostenuto la tesi, accolta dalla Corte, della morte naturale: “I numerosi elementi tecnici ci dicono che fu una morte per cause naturali e che lei seguì esattamente il protocollo delle cure palliative“.