La statua della Vergine scortata dai carabinieri in un luogo sicuro. Per Gisella Cardia parlano gli avvocati: “Accuse infondate e cattiveria gratuita”.
TREVIGNANO (Roma) – Una storia infinita quella della santona di Trevignano che, da alcuni giorni, è rimasta anche senza la statua della Madonna. L’originale del simulacro, infatti, è tornato nel possesso del legittimo proprietario, ovvero di Luigi Avella, un tempo il maggiore sponsor e sostenitore di Gisella Cardia, al secolo Maria Giuseppa Scarpulla, ex imprenditrice siciliana, poi votata al culto mariano con tanto di miracoli e guarigioni. La scultura che appare in via Campo delle Rose, all’interno del recinto delle “apparizioni”, non è altro che una copia di quella originale, priva di teca metallica a seguito dello sgombero di suppellettili e manufatti.
La statua di Avella, invece, è stata trasferita in deposito prima che la Diocesi faccia conoscere la destinazione:
”L’avevo donata a Gisella ma dopo quanto accaduto ho deciso di rientrarne in possesso – dice Luigi Avella – e mi piacerebbe che fosse collocata nella parrocchia di Trevignano dove tutti i fedeli possano andare a vederla e pregarla…Le persone che hanno visto la statua si sono commosse. Quando l’ho vista in macchina, pronta per essere portata via, mi sono commosso anche io. È chiaro che è una statua di vetroresina, la Madonna sta in cielo, ma per quello che rappresenta è stata una forte emozione”.
La statua, infatti, sarebbe stata scortata dai carabinieri, trasportata in un luogo sicuro e presa in consegna dall’avvocato Lara Serao, in attesa che monsignor Marco Salvi, vescovo di Civita Castellana, decida dove ubicarla. L’alto prelato non si è però espresso sulle stimmate che Gisella Cardia afferma di portare sul suo corpo e spunterebbero spontaneamente durante il periodo di Quaresima per poi sparire dopo Pasqua. La commissione presieduta da Salvi, infatti, si è espressa soltanto sui presunti fenomeni trascendentali che, per la Chiesa di Roma, di soprannaturale non avevano proprio nulla dunque supposte apparizioni, messaggi, miracoli e moltiplicazioni di pizze e ravioli non sarebbero mai avvenute.
Gisella Cardia però non ci sta e dal suo rifugio presso il castello di un suo amico nobile, a porte sprangate, fa parlare i suoi avvocati:
” Il mio compito è di allontanare da Gisella Cardia le censure infondate e le cattiverie gratuite – ha spiegato l’avvocato Solange Marchignoli che assieme al collega Giuseppe Marazzita difendono la santona – che le vengono rivolte, perché spesso destituite da ogni fondamento sia in fatto che in diritto. Nulla questio sul piano della fede, perché ognuno è libero di credere e di professare la propria, purché non si tratti di riti contrari al buon costume, a norma dell’art. 19 della Costituzione. Dal punto di vista mediatico è doveroso, per il rispetto del tema, che il discorso venga affrontato con serietà e con conoscenza, epurando le discussioni dall’ironia gratuita e per nulla divertente. A tal proposito mi sto confrontando con teologi, mariologi e ricercatori specializzati nella mistica cattolica nell’era moderna”.
Insomma per i difensori di Gisella, come al solito, la colpa sarebbe di giornali e tv che avrebbero levato un polverone privo di fondamento come se presunti miracoli e improbabili guarigioni fossero fenomeni da tralasciare senza darne notizia:
”Ho conosciuto la sua storia e mi ha colpita molto – aggiunge la professionista – Penso che Gisella sia una persona per bene, che la Teologia e il soprannaturale siano argomenti molto interessanti, che necessitano della conoscenza puntuale della mistica cattolica. È indubbio che nei confronti di Gisella è in atto un tribunale mediatico che l’accusa e io l’assisto, perché sono un avvocato penalista, avendo ella sporto denunce ed essendo a sua volta stata denunciata. Sto compulsando i documenti che Gisella mi ha affidato e così farò con tutto ciò che sottoporrà alla mia attenzione, e ciò anche al fine di rispondere alle accuse mediatiche che le vengono mosse, per quanto, sia chiaro, non hanno nessun valore giuridico. Pertanto quando Gisella viene inopinatamente definita truffatrice, ho l’impegno, rectius: il dovere, di riportare la conversazione sul piano della correttezza semantica e dell’educazione…”. Nel frattempo la Procura di Civitavecchia prosegue il proprio lavoro.