Dossieraggio: alla Leopolda scoppia il caso Nordio, centrodestra diviso

Renzi, “FdI non vuole Commissione d’inchiesta, ha già Colosimo in quella antimafia”. La Lega insiste, “Facciamola, italiani devono sapere”.

Roma – Ha assunto i toni di un vero e proprio caso politico la mancata partecipazione, più volte sbandierata e certa fino all’ultimo, del ministro della Giustizia Carlo Nordio alla manifestazione di Iv, alla Leopolda di Firenze. Sullo sfondo, la questione dei dossieraggi e la proposta del Guardasigilli, con il collega della Difesa Guido Crosetto, di istituire una commissione d’inchiesta ad hoc. Una iniziativa che sta spaccando il centrodestra. Nel varco si è insinuato immediatamente Matteo Renzi, facendo ben capire qual è il nocciolo del problema: forse l’uscita di Nordio è stata improvvida e quindi il viaggio del ministro a Firenze è stato stoppato.

“Nordio ci aveva confermato che sarebbe venuto alle Leopolda” e quindi, ha spiegato il leader di Iv, sembra chiaro che “qualcuno gli abbia detto ‘No, tu non andare alla Leopolda’. E’ segno che evidentemente la Leopolda continua a far paura”, per “il fatto che si potesse saldare una maggioranza trasversale rispetto a chi ha interesse ad abbuiare tutto, troncare e sopire”. In effetti, Fratelli d’Italia appare contraria all’idea di una Commissione d’inchiesta, per diverse ragioni: sia perché c’è una commissione, quella antimafia, che sta già lavorando (la presidente è Chiara Colosimo di FdI), sia perché i tempi di una eventuale istituzione di una commissione del genere sono tradizionalmente lunghi. E fonti parlamentari fanno capire che si sia attivata anche la lente del Colle su una materia che scotta.

Il ministro Carlo Nordio

A complicare le cose è arrivata, puntuale, la presa di posizione della Lega che, invece, si è schierata sulla posizione di Nordio e Renzi: “Donne e uomini della Lega sono stati spiati ripetutamente perché scomodi. Serve subito una commissione d’inchiesta: gli italiani meritano di sapere chi spiava, chi pagava, chi ordinava. E chi ci guadagnava”, recita una nota del partito di Salvini, riportando le divisioni in seno alla maggioranza.
“Nordio è un gentiluomo, non è certo uno che cambia idea – ha aggiunto Renzi affilando le armi – Vediamo quindi se la sua proposta sulla commissione di inchiesta sul dossieraggio verrà portata avanti”. Perché “ho la sensazione che c’è tutta una parte di Fratelli d’Italia che questa commissione non la vuole per niente”.

“Cara Meloni – ha proseguito Renzi dal palco della Leopolda – misureremo la tua voglia di trasparenza dalla
capacità di dare corso a una richiesta che hanno fatto due ministri Fdi, Nordio e Crosetto” ma “una parte della maggioranza e di Fdi farà di tutto per affossare la commissione. A Meloni dico: misureremo il tuo coraggio se seguirai le idee di due tuoi ministri, vedremo se hai veramente il coraggio di cui ti vanti”. Il leader Iv ha poi ovviamente garantito che Italia Viva voterà a favore della proposta. E ancora, sullo scandalo dell’accesso alle banche dati: “Se ci sono state decine di migliaia di accessi è evidente che il motto non disturbare il manovratore non riguarda solo le classi dirigenti del passato ma anche chi le mani in pasta le ha adesso. In questo sistema si gioca un metodo di conduzione della lotta politica”.

Secondo Renzi infatti questo è “il modello con cui cui ci hanno portato dal 40 al 4%, è il modello con cui hanno distrutto la nostra reputazione”. Ma, ha avvisato, “il vostro sistema è fallito”, anche se il timore è che “lo scandalo finirà in una bolla di sapone, o troveranno un buon alibi e un colpevole secco da far pagare per tutti ma non verrà fuori la gravità di quanto successo. In questa vicenda se viene fuori la verità, cito Cantone, ‘è un verminaio'”. Dalla Leopolda anche un “fact checking” sull’operato di Meloni: “su 10 proposte”, lanciate durante il primo congresso di Fdi dell’8 e 9 marzo 2014, “ne ha portate a casa solo due. Cara Giorgina all’80% sei la donna più incoerente della politica italiana”.

Ad animare i lavori alla Leopolda anche l’intervento del professore Sabino Cassese che sulla questione dei dossier si è detto “meravigliato che all’interno della procura non ci fossero regole banali, filtri che servono a garantire il fatto che, essendo gli uomini dei diavoli e non degli angeli come dicono gli americani, bisogna assicurarsi che i diavoli non commettano una diavoleria”. “Bisognerebbe – ha osservato ancora – fare un
check up sullo stato di salute della procura antimafia, a 30 anni dalla creazione“.

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