Catania – Accusata di aver ucciso la prozia con gli spaghetti: “No, era come una figlia”

Catania – L’accusa è pesantissima, omicidio aggravato, ma ancora di più le modalità con le quali secondo gli inquirenti Paola Pepe, 58 anni, catanese si sarebbe sbarazzata della prozia Maria Basso, l’80enne ex funzionaria della Farnesina deceduta nel 2022 in circostanze sospette: facendole ingerire degli spaghetti, ben sapendo che l’anziana era costretta ad osservare una dieta quasi esclusivamente a omogenizzati. In questo modo ne avrebbe indotto la morte, intervenuta cinque giorni dopo per “bronchite ab ingestis”, una grave difficoltà respiratoria conseguente appunto all’ingestione di cibi solidi. L’obiettivo era inscenare un decesso per cause naturali e poter così ottenere l’eredità. Non prima di aver circuito l’anziana e malata prozia facendole modificare il testamento in modo da risultare l’unica erede. Alla vigilia dell’udienza di convalida di fronte al gip, Carmelo Peluso, uno dei legali dell’indagata, si mostra fiducioso: ” La zia la considerava la figlia mancata, insieme hanno fatto viaggi e vacanze, ci sono foto e documenti che provano che i loro rapporti personali erano pregressi e lo dimostreremo”. E ancora: “Se la signora Basso è morta per l’ingestione di cibo solido – ha spiegato il penalista – bisogna tenere presente che non si può uccidere una persona disfagica facendole mangiare degli spaghetti perché non li può deglutire. Ha mangiato spaghetti triturati e fatti a poltiglia, così come ha fatto altre decine di volte”.

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