Il deputato di Italia Viva e la presidente di “Nessuno tocchi Caino” erano in sciopero della fame da oltre 20 giorni.
Roma – Dopo quasi venti giorni di sciopero della fame, il deputato Roberto Giachetti e Rita Bernardini ottengono un primo risultato. L’Ufficio di Presidenza della Commissione Giustizia della Camera ha calendarizzato l’avvio dell’iter per la proposta di legge sulla liberazione anticipata presentata da Italia Viva e promossa da Nessuno tocchi Caino. A esultare per prima proprio la presidente dell’Associazione Radicale, Rita Bernardini, non nuova alle proteste contro il sovraffollamento carcerario.
Anche Giachetti parla di “un segnale politico rilevante” poiché si riconosce l’urgenza di affrontare quella che è diventata una vera emergenza, e perché, fa notare “in passato altre iniziative analoghe sono state affossate. In questo caso – incalza – non si tratta di promuovere uno “svuota-carceri” ma di sospendere il “riempi-carceri” che oramai da anni va avanti”. Ma in cosa consiste la proposta?
Il testo calendarizzato prevede di aumentare i giorni di liberazione anticipata, già previsti dall’ordinamento penitenziario, da 45 a 75 per quei detenuti che in passato l’abbiano già ricevuta per il loro buon comportamento. Inoltre, la proposta di legge prevede la riforma organica dell’articolo 54 della legge 354/75 sulla liberazione anticipata con l’aumento per il futuro da 45 a 60 giorni con una semplificazione della procedura di concessione.
Un piccolo grande passo per decongestionare le celle che scoppiano “premiando” i detenuti che hanno una condotta meritevole. “Non penso che il problema si possa risolvere con la costruzione di nuove carceri o con l’uso di caserme dismesse, come proposto dal governo – dice Giachetti –, ma in questo momento il problema non è la soluzione di lungo periodo, su cui si può dissentire, bensì l’emergenza immediata”.
I segnali sono inequivocabili: l’aumento dei suicidi, la convocazione del presidente della Repubblica Mattarella del capo del Dap, l’aumento dei detenuti di 400 unità al mese. Una situazione che fa riecheggiare i fantasmi della sentenza Torreggiani, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo condannò l’Italia nel 2013 per le condizioni detentive nel nostro paese.
Da qui la proposta di intervenire con la liberazione anticipata speciale, cioè prevedere un temporaneo sconto di pena pari a 75 giorni per ogni singolo semestre di pena espiata, anziché i 45 giorni previsti dalla liberazione anticipata disciplinata dall’art. 54 della legge sull’ordinamento penitenziario.
Una misura sperimentata quando ci fu la condanna della Corte di Strasburgo ma anche durante la pandemia. Con questa norma si prevede che sulla concessione della liberazione anticipata provveda il direttore del carcere e che si ricorra al magistrato di sorveglianza solo nel caso in cui la direzione dell’istituto di pena segnali, con relazione motivata, una condotta negativa del detenuto.
“Questa procedura aiuterebbe a far sì che le pratiche siano sbrigate molto più rapidamente di prima”, dice Giachetti sottolineando che secondo i numeri del Dap “circa settemila detenuti hanno un residuo di pena da scontare inferiore a un anno. Insomma, significherebbe poter far uscire dal carcere qualche migliaio di persone, che di certo non stanno scontando un ergastolo”.
Al di là dell’iter della proposta, Giachetti e Bernardini sono soddisfatti dell’impegno politico preso ufficialmente dalla maggioranza. “È chiaro che sui rimedi da adottare come soluzione finale non siamo d’accordo – conclude il deputato di Iv – ma l’importante è l’aspetto politico e cioè il riconoscimento che il Parlamento non può continuare a far finta di nulla. Il tema del sovraffollamento è una questione urgente da affrontare subito visto anche il numero dei suicidi e la crescita della popolazione carceraria che stanno aggravando l’emergenza”.