L’Ungheria, dopo un lungo braccio di ferro, ha ottenuto che si possa discutere del bilancio ogni anno. Kiev esulta.
Bruxelles – Aiuti all’Ucraina, arriva l’intesa tra i 27 leader oggi al Consiglio europeo straordinario a Bruxelles. I capi di Stato e di governo hanno infatti trovato un accordo “a 27” sull’assistenza macrofinanziaria a Kiev per 50 miliardi di euro. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel via social. “Abbiamo un accordo – dice -, unità. Questo garantisce finanziamenti costanti, a lungo termine e prevedibili per l’Ucraina. L’Ue sta assumendo leadership e responsabilità nel sostenere l’Ucraina; sappiamo qual è la posta in gioco”. I fondi sono stati reperiti tramite una revisione del bilancio pluriennale dell’Unione per il periodo compreso fra 2021 e 2027.
C’era molta incertezza sulla posizione del primo ministro ungherese Viktor Orbán, che a dicembre aveva messo il veto. Ne era nato un lungo braccio di ferro, ma alla fine l’Ungheria ha votato a favore. In cambio del sì agli aiuti europei all’Ucraina per i prossimi quattro anni Budapest chiedeva una revisione annuale della spesa con voto all’unanimità. Cosa che le avrebbe dato il potere ogni anno di bloccare i lavori e i soldi. I leader degli altri 26 Paesi membri sono stati compatti nel dire di no, e hanno concesso solo una discussione annuale del pacchetto e la possibilità di rivederlo tra due anni “se necessario”.
Kiev non ha mai smesso di chiedere aiuti per evitare la bancarotta e continuare a difendersi dall’invasione russa. L’Ungheria invece chiedeva da tempo di ridurre o interrompere del tutto i finanziamenti. Nella riunione di dicembre Orbán aveva messo il proprio veto all’approvazione del bilancio, di fatto bloccando l’invio di fondi all’Ucraina (nel Consiglio Europeo per prassi gran parte delle decisioni viene presa all’unanimità). Orban chiedeva anche l’estensione di fino al 2028 del Recovery Fund, il programma di aiuti che si concluderà nel 2026. Questo perché i suoi fondi sono ancora bloccati per la disputa sulle violazioni dello Stato di diritto in Ungheria.
Lo sblocco dei fondi all’Ucraina permette di arrivare al via libera della revisione del Quadro finanziario pluriennale (Qfp), il bilancio dell’Unione europea. Al suo interno per Kiev si prevedono 50 miliardi di euro, 17 dei quali come donazioni e 33 di prestiti dal bilancio comunitario. Nella proposta di revisione di medio termine del Qfp 2021-27 si prevede anche l’assegnazione anche di ulteriori 9,6 miliardi di euro al capitolo migrazioni e dimensione esterna.
Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, si è detto ”riconoscente” al Consiglio europeo, parlando di “un passo di proporzioni storiche”. In un tweet Kuleba ha scritto che questa decisione ”dimostra che qualsiasi discorso su una presunta ‘stanchezza’ o ‘calo di sostegno’ è semplicemente falso”. Il capo della diplomazia di Kiev ha quindi aggiunto che ”l’Europa ha dimostrato ancora una volta la sua forza e capacità di prendere decisioni importanti indipendentemente dagli altri”. L’Ungheria che alla fine ha ceduto, vuole però rimarcare la sua posizione.
“Per quanto riguarda il sostegno all’Ucraina – commenta Balázs Orbán, uno dei principali collaboratori del primo ministro ungherese – abbiamo dovuto affrontare due minacce: in primo luogo, il tentativo di inviare denaro senza meccanismi di controllo e, in secondo luogo, la preoccupazione che il denaro del popolo ungherese potesse finire in Ucraina. Oggi siamo riusciti a evitare entrambe le minacce. Alla fine del primo anno, gli aiuti all’Ucraina dovranno essere rinegoziati, e alla fine del secondo anno l’intera questione sarà riesaminata nel contesto del bilancio dell’UE per il periodo successivo”.